C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

FVG: una regione votata a destra. 70 % dei capoluoghi UTI alla destra oltre alla Regione

L'astensione record  ha visto per la prima volta in FVG per l'elezione del Presidente della Regione scendere il numero dei votanti sotto la soglia del 50%. Ciò è stato un qualcosa di enorme, ma che non ha scalfito minimamente il dibattito politico. In un sistema che continua ad autolegittimarsi e definire le percentuali di questa auto legittimazione solo sulla base di chi si è recato al voto. Chi non vota non conta. Si voteranno da soli? Poco importa. Conta solo chi vota. Una miopia politica disastrosa. Il quadro sociale, economico e politico non è sconvolgente per chi ha un minimo di memoria storica. Durante i periodi di crisi e nei periodi successivi alle crisi, e l'Italia è uno dei Paesi dell'Europa del Sud  che ha patito maggiormente gli effetti di quanto accaduto tra il 2007 ed il 2008 nel mondo, si svolta sempre a destra. 
E' sempre stato così. Chiusure, nazionalismi, necessità di tutelarsi, proteggersi, chiudersi a riccio in modo tanto infantile quanto pericoloso, per poi magari ripetere gli orrori che hanno caratterizzato per buona parte il '900. Magari in modo diverso, ma il succo non cambierà. Il razzismo sarà sempre razzismo, la xenofobia sarà sempre xenofobia, le diseguaglianze sociali saranno sempre diseguaglianze sociali che la destra non potrò mai contrastare, perchè non è nel suo DNA. La sinistra ha smarrito la sua identità, ha attuato politiche sinistre, è stata punita dal suo elettorato, ma chi si è reso responsabile di guide scellerate continua a rivestire ruoli di primo piano, quando come minimo dovrebbe farsi da parte, ma noi italiani non siamo inglesi. Non abbiamo stile, morale ed etica. E questo è il problema della sinistra che necessita di una rifondazione plurale ma ancorata a quella questione morale che è stata usurpata, denigrata e annientata e che va riproposta. Perchè la questione morale ha un colore politico, non appartiene a tutti e non può appartenere a tutti, è figlia della cultura della sinistra. Ma in Italia più distruggiamo e più veniamo premiati, soprattutto quando si distrugge la cultura della sinistra. Non ha trionfato la politica della pancia, chi ha votato ha votato con la testa, è stato un voto consapevole, emozionale, e lo stesso dicasi per chi ha scelto di non votare. E ciò va compreso. Il FVG è una regione votata attualmente a destra, non solo a livello di voto regionale ma anche locale. Ad esempio gli ex capoluoghi di provincia sono tutti andati alla destra, il 70% dei capoluoghi delle UTI sono andate alla destra, quella destra che vorrebbe abrogarle le UTI e vediamo se lo farà. Insomma, il FVG, una regione diventata santa per la destra e maledetta per la sinistra. Il miglior esorcismo contro questa maledizione dovrà essere un profondo esame autocritico, il riconoscimento delle proprie colpe e delle proprie responsabilità, la resa dei conti che sarà necessaria e non può più essere rimandata.

Marco Barone

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