La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

E ora diamo un nome al "ponte" di Ronchi-Trieste Airport

A Ronchi si è sempre parlato del suo storico ponte romano, tanto si è fantasticato, poco o nulla è rimasto oltre a ciò che la memoria ha tramandato nel corso dei secoli. Ma ora Ronchi ha il suo nuovo ponte e forse ne diventerà se non il simbolo sicuramente uno dei simboli che identificherà Ronchi ed il Trieste Airport. Un ponte dove si respira aria di internazionalità dove sembra di essere al centro di una metropoli internazionale, ma sei tra il Carso, l'Adriatico e l'Isonzo e il Timavo, in Bisiacaria, tra il Friuli e Trieste, tra le Alpi ed il golfo di Trieste, un ponte che scivola verso l'Est Europa senza mai slegarsi dall'Ovest. Un ponte lungo 425 metri, 425 metri di storia, come sarà questa storia lo scopriremo tutti noi vivendola, giorno dopo giorno. Una scommessa che non si può permettere di perdere il territorio perchè sarebbe un disastro per tutti. Non voglio chiamarla passerella, perchè tale definizione rischia di sminuirne la effettiva consistenza e potenzialità di quella importante struttura. In realtà si tratta di un vero ponte che unisce due mondi apparentemente distanti, strada ferrata e via aerea, ma complementari tra di loro, un ponte che nel bene o nel male segnerà la storia di questo territorio. Celeste come il cielo e bianco come le nuvole, questi i colori che connotano il suo corpo, un ponte che esteticamente ha poco da invidiare alle opere spesso sopravvalutate dei noti "archistar"
Un ponte che potrà prestarsi non solo al passaggio transitorio dei viaggiatori, ma anche per accogliere esposizioni, temporanee, attività variegate, collegandosi non solo idealmente ma anche sostanzialmente con la sala espositiva dell'aeroporto Furio Lauri. Uno scalo che ora si chiama Trieste Airport, che è intitolato, in modo assolutamente anacronistico, ad un colonialista, Brazzà, che nasce a Roma nel 1852 e morirà a Dakar nel 1905, la sua famiglia aristocratica era originaria del Friuli, lui prenderà anche la cittadinanza francese, divenne ufficiale della Marina di Francia, sarà sì esploratore ma nell'ambito del colonialismo operando per l'interesse francese. Intitolazione, in modo auspicabile, da rivedere. Così come non si potrà non conferire un nome al nuovo "ponte" di Ronchi-Trieste Airport. 
Un nome che sia espressione dell'essere cittadino del e nel mondo a partire dal nostro territorio.

Marco Barone 

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