Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Attacco alla minoranza slovena di Cividale: "quando arriva il treno da Udine dicono El riva il treno dei s'ciavi"


Come è noto il razzismo nei confronti degli sloveni, dei croati, degli slavi non è mai scomparso, anzi. E nel 2017 si deve constatare l'utilizzo di linguaggi che hanno caratterizzato buona parte del Friuli e della Venezia Giulia nel periodo peggiore che ha conosciuto questo territorio, ovvero durante il fascismo.
Sono oramai quotidiane le segnalazioni che giungono in rete di cartelli stradali cancellati nella parte in cui si riporta l'indicazione in sloveno.
Si cerca di attaccare lo sloveno ed il bilinguismo su più fronti, ma ovviamente in modo fallimentare, perchè la società è mutata, e si è capito quanto sia importante conoscere questa lingua, conoscere questa cultura che è parte della storia del Friuli Venezia Giulia stante il fatto che questo territorio ha radici slave che si vogliono negare.

Pensiamo alla questione del resiano dove vi sono alcune proposte che hanno lo scopo di scorporare il dialetto resiano dal suo ceppo originario, quello sloveno. Operazione da italianissimi.  
Oppure a Cividale, dove vi è chi mette in discussione l'esistenza di una minoranza slovena. Eppure come dovrebbe essere noto il Comitato istituzionale paritetico per i problemi della minoranza slovena, istituito ai sensi della Legge 23 febbraio 2001, N° 38, recante “Norme per la tutela della minoranza linguistica slovena della regione Friuli-Venezia Giulia” (Gazzetta Ufficiale N° 56 dell'8 marzo 2001), nella riunione del 16 giugno 2007 ha approvato, a larga maggioranza di voti, la tabella dei Comuni o delle frazioni in cui si applicano le disposizioni della richiamata Legge. Una tabella, che include anche Cividale, e  che ha scatenato l'ira dei soliti italianissimi. L'insediamento delle popolazioni slave è storico, non è una invenzione, e risale  nei territori della Val Canale, Canal del Ferro e Val Resia, oltre alla Val Torre, del Cornappo e delle Vallate del Natisone, tra il  VI e VII secolo dopo Cristo.  
Nel Museo archeologico della città ducale è pure conservato il Černejski rokopis/Catapan di Cergneu, uno dei manoscritti più antichi in lingua slovena, documento fondamentale per la ricostruzione della storia della lingua slovena scritta nella sua globalità.
Si insiste poi sempre sulla solita questione ridicola del censimento. Non si capisce perchè la garanzia di certi e dati diritti debbano essere correlati ad una questione numerica. Se così fosse allora in Slovenia e Croazia la tutela dell'italiano dovrebbe sparire? Vista l'esiguità della minoranza autoctona italiana? 
Le radici sono radici e vanno tutelate a prescindere dai numeri. Il Friuli ha anche radici slave e queste andranno tutelate e garantite anche se rimarrà un solo sloveno in tutto il Friuli. Purtroppo in questo clima tocca ancora leggere in rete  robe di tale tenore: "quando arriva il treno da Udine dicono El riva il treno dei s'ciavi", riferendosi il commentatore alla questione di Cividale ed allo sloveno.   
Oppure una povera signora che è letteralmente "stufa di sentirmi dire: ma a Cividale siete delle valli quindi parlate slavo". E dovranno costoro farsene una ragione Cividale del Friuli si chiama anche Cividât e Čedad e tutto ciò è solo un meraviglioso valore sociale e culturale e storico in più che va necessariamente valorizzato.

Marco Barone

Commenti

  1. Non ci sono sloveni a Cividale,basta con queste falsità.Gli slavi delle valli del Torre e Natisone NON sono sloveni!

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