Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Polo intermodale di Ronchi, fate dei murales per contrastare quel blocco di cemento grigio e triste







"Là dove c'era l'erba ora c'è una città,e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà?" Il ragazzo della via Gluck è la canzone di Celentano che mi vien sempre in mente ogni volta che mi reco nei presso dello scalo di Ronchi, o di Trieste o del FVG. Anche se il nuovo nome è Trieste Airport. Una colata di cemento impressionate, sintomo di un progresso che non si concilia più con il verde, con la campagna. Quando atterravi in FVG la prima cosa che vedevi era la campagna e molti cercando di guardare oltre il limite immaginavano di vedere Trieste. Oggi, invece, un blocco di cemento possente, enorme che annienta ogni spirito minimo di immaginazione. Grigio. I lavori procedono a ritmo sostenuto come è stato scritto più volte, investimenti per 17 milioni di euro e dovrebbero, in quel complesso, arrivare anche i "treni freccia" ma saranno a freccia lenta non rock per parlare sempre alla Celentano, perchè come è noto l'alta velocità in FVG non ci sarà. Ma poco importa, il marketing prevale su tutto. Oramai l'opera c'è. E' lì. Ma visto che l'estetica ha anche un suo valore, è auspicabile almeno che quel grigiore possa lasciare il posto a qualche tonalità di colore. Magari a qualche murales, lanciando un concorso, aperto ai nostri artisti, per cercare di contrastare quel blocco orripilante, dal punto di vista visivo, di cemento.  
Nessuno pretende opere alla Diego Rivera ma un qualcosa di almeno accettabile sì. Non voglio entrare nel merito dell'utilità o meno di questa opera, parleranno i fatti e vedremo se avevano ragione quelli che hanno sostenuto l'inutilità di quell'opera o meno. I numeri saneranno meglio di tutto ogni diatriba.
Marco Barone


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