La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

FuoriRoma ed il caso Monfalcone sul servizio pubblico nazionale,un ceffone alla sinistra



  
Finalmente il caso Monfalcone è approdato sul servizio pubblico nazionale. Su Rai Tre, nel programma di Concita De Gregorio Fuori Roma .
Da quando ha vinto le elezioni il Sindaco della Lega Nord, passata alla storia come il "Sindaco con le palle", diversi programmi si sono occupati del perchè della Caporetto della "sinistra" a Monfalcone, ma mancava il servizio pubblico. 47 minuti di programma, che hanno ben illustrato le motivazioni, hanno ben spiegato la situazione sociale sussistente a Monfalcone, città dei cantieri, nel senso, come è già stato detto più volte, che appartiene ai cantieri navali, alla Fincantieri. Perchè, nel bene o nel male ne ha subito le politiche a partire da quelle immigratorie e della delocalizzazione al contrario sul lavoro attingendo manodopera da certi e noti Paesi perchè le leggi del mercato lo consentono, la normativa europea ed italiana lo consentono ed i riflessi sono stati ingestibili, dove nessuno ne è uscito vincitore ma tutti sconfitti. Monfalcone ha sempre conosciuto processi immigratori ed anche emigratori importanti, pur parlandosi il bisiaco, in realtà il monfalconese doc non esiste perchè questa terra è un porto e come tutti i porti conosce processi di transito e permanenza variabile che ne connotano e plasmano l'identità, sempre flessibile, sempre variabile. Dai meridionali, ai croati, dai bengalesi ai rumeni e poi chissà quante altre provenienze ancora si dovranno registrare. Una città che dipende in toto dalla cantieristica, che spera sempre di avere nuove commesse, perchè è consapevole che quando le commesse non ci saranno più, Monfalcone semplicemente morirà. Ed è questo il vero dramma di Monfalcone che non è riuscita a costruire una economia indipendente ed autonoma dalla cantieristica. Non si può pretendere di risolvere il problema di Monfalcone a Monfalcone, è una goccia importante simbolica che connota bene i disastri sociali ed economici che sussistono all'interno del sistema economico ancora oggi vigente, duro, questo sì, a perire. Però è anche vero che dei segnali di resistenza, nella città dove si è formata prima che altrove la resistenza, e che ha avuto da sempre una tradizione operaia importante, non possono non esserci. E quando è la sinistra a tradire la questione morale, a partire dalla vicenda amianto e la vergognosa transazione sull'amianto, perchè i monfalconesi chiedevano giustizia, non soldi, allora il dado della disfatta è tratto. 
Ed è paradossale, ma non sorprendente che è la destra ad apparire come quella forza chiamata a difendere i lavoratori, ma lo farà alle sue condizioni, con le sue peculiarità, che sono inconciliabili con i valori tradizionali della sinistra. Ma questo poco importa alla maggior parte delle persone di oggi, e come ha detto Concita De Gregorio, Monfalcone è un

piccolo comune di confine, è il simbolo di un’Italia che non sa pensare a sé stessa come a una cosa sola


Marco Barone

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