La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quella firma "francese" sul caso di Schleyer e Moro

  

Dire che vi sono delle analogie, è cosa da poco. Le dinamiche operative che porteranno al sequestro dell'industriale Hanns-Martin Schleyer, ufficiale delle SS e presidente della Confindustria tedesco-occidentale, con quelle di Aldo Moro, sono praticamente identiche. Solo che il primo verrà sequestrato dalla RAF il secondo dalle BR, almeno così è quello che risulta sino ad oggi. L'industriale verrà ucciso dopo 43 giorni di prigionia, nel 1977. Moro verrà ucciso dopo 55 giorni di prigionia. Entrambi i corpi verranno fatti ritrovare all'interno di un bagagliaio di una macchina. Il primo dentro quello dell'Audi 100, in una città francese, Mulhouse, il secondo dentro la storica Renault 4 di casa francese.  

Una firma "francese" casuale caratterizzerà la fine di queste due persone. Sul sequestro Moro l'unica certezza è che risultano coinvolte una moltitudine di soggettività, che interessano più Paesi, e forse per questo la verità non la conosceremo mai. 

Marco Barone

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