Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Il dramma di Vergarolla e le medaglie del giorno del ricordo



Non son bastati dieci anni per assegnare le medaglie per i fini di cui alla Legge sul giorno del ricordo, si è dovuta fare una proroga e come è noto in tanti casi il tutto si è trasformato in un medaglificio fascista.


Altro interrogativo che sorge è perchè dare medaglie se ancora non si conosce la verità, dando per certo che il dramma di Vergarolla, in Pola, sia stato non un tragico incidente ma un vero e proprio attentato? La motivazione che viene riportata nell'attestato è la seguente: vittima dell'esplosione di bombe disinnescate sulla spiaggia di Vergarola (Pola - Strage di Vergarola) 18/8/1946


La Legge sul giorno del ricordo prevede che 
 
"Al coniuge superstite, ai figli, ai nipoti e, in loro mancanza, ai congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, nonché ai soggetti di cui al comma 2, è concessa, a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica con relativo diploma nei limiti dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 7, comma 1.  Agli infoibati sono assimilati, a tutti gli effetti, gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati. Il riconoscimento può essere concesso anche ai congiunti dei cittadini italiani che persero la vita dopo il 10 febbraio 1947, ed entro l’anno 1950, qualora la morte sia sopravvenuta in conseguenza di torture, deportazione e prigionia, escludendo quelli che sono morti in combattimento."
 
Pola, in quel tempo, era la città dell'Istria ad essere amministrata a nome e per conto degli Alleati occupanti quali, in quel caso, le truppe britanniche, non era dunque, fino al noto trattato di Pace ed atti conseguenti, né città dell'Italia, né Italia, né appartenente alla Jugoslavia, ciò a prescindere dalle rivendicazioni sussistenti prima, durante e dopo la strage, perché, appunto, amministrata dalle truppe occupanti alleate. Dunque si tratta di evento tragico accaduto in territorio non italiano. Vi erano accatastate sulla spiaggia di Vergarolla ventotto mine marittime con nove tonnellate di tritolo, prive di detonatori ma non vuotate dell’esplosivo in esse contenuto. Quelle mine, dalle varie informazioni recuperate in rete e dalle varie testimonianze diffuse, sembra che siano state disinnescate da tre squadre di artificieri, e che dunque non sarebbero mai potute scoppiare senza detonatori. Anche se vi sono altre fonti che indicano il materiale presente non in semplici mine ma in bombe antisommergibile tedesche, accompagnate da tre testate di siluro, quattro cariche di tritolo e cinque fumogeni . Diversi testimoni  avevano affermato che poco prima dell'esplosione avevano udito un piccolo scoppio e visto un fumo blu correre verso le mine. Alcune testimonianze, proprio per evidenziare la convivenza che sussisteva con quelle mine, sottolineavano che i bambini ci giocavano, a cavalcioni sopra i cilindri metallici, che tutti sapevano essere degli oggetti di origine militare, ma inoffensivi e lasciati incustoditi sulla spiaggia dai militari alleati verso cui, gli italiani di Pola, riponevano una immensa fiducia.  
Gli inglesi, le cui responsabilità oggettive per negligenza nella vigilanza potevano essere a dir poco evidenti, si sono auto-scagionati sostenendo che quel materiale era stato disinnescato. 
Poi, ovviamente, si sono aperti fronti che hanno dato il via libera a diverse interpretazioni, come attentato determinato da agenti jugoslavi per favorire l'esodo, quando l'esodo da Pola era già stato deciso ben prima di quell'evento drammatico, altre fonti che accusano la parte avversa ecc. Teorie, supposizioni, ma l'unica cosa certa è che in territorio non italiano è avvenuta una strage la cui causa può ben essere imputata ad un semplice e drammatico incidente, ipotesi più credibile, ad oggi, rispetto ad altre teorie. Non essendoci alcuna verità, non ci sarebbero le condizioni minime per inserire questa vicenda all'interno del giorno del ricordo né per i fini per l'assegnazione delle medaglie. Ciò rischia di favorire ipotesi storiche prive di alcun fondamento, e di strumentalizzare la morte e la tragedia che hanno vissuto diverse famiglie per altri fini i cui intenti sono ben evidenti. Quella tragedia deve essere ricordata, quelle vittime devono essere ricordate, ma nel modo giusto e nel contesto giusto.
 
Marco Barone 

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