La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Capodistria e Milano unite dallo spirito della palma guardando a Miami Beach

Nell’attesa di vedere un giorno collegate, in modo razionale, Capodistria con Milano, passando per la bella Trieste, ad oggi queste due distanti città, son più vicine ed unite che mai, dallo spirito della palma. La palma è un simbolo che ha anche radici religiose, avrebbe la funzione di albero della vita, simbolo del martirio, come ricorda un noto dipinto di Raffaello quale la Sacra famiglia con palma. Tradizione, conservazione, simbolo del potere, che nella vecchia iconografia romana veniva rappresentata insieme alla dea Vittoria. Ma chi ha vinto realmente con le palme da Capodistria a Milano? Esistono circa 200 generi quasi 3000 specie, e sono tipiche di luoghi ove sussiste un clima tropicale o subtropicale, ed è molto delicata. Come dimenticare la morte di decine e decine di palme a Capodistria? Ne vennero piantate più di 200, anche belle esteticamente, costose, ma quanto adattabili a quel clima? E figuriamoci nella nebbiosa Milano. Certo, è vero che il clima è in fase di mutamento, ma se così fosse allora dovremmo avere più palme ovunque. Lo spirito della palma, quello dell’osare, della conservazione, della tradizione, del fascino di un mondo conquistato e dimenticato, di quell’Oriente sempre più vicino, non tanto nella sua cultura, ma nel suo potere economico, che giorno dopo giorno conquista ed acquista un pezzo di quel Vecchio Mondo nell’ottica della globalizzazione selvaggia dominata da finanza e mercato e danaro virtuale. Ma le palme non sono virtuali, son reali. Le guarderai, le osserverai, rimarrai perplesso, o forse anche affascinato, ma il perché non avrà una risposta. Figlie della globalizzazione, figlie di qualche entità astratta, figlie di qualche non senso, che ricorda più quell’esproprio fatto dal grande Impero o da Napoleone, collocando in diversi luoghi e città, simboli ed identità di angoli sconosciuti o devastati, per rappresentare il potere della conquista, oppure semplicemente una banale americanata che ci vuole tutti metaforicamente su quella colata immensa di cemento che caratterizza Miami Beach , passando da Milano e Capodistria. Chissà, e magari non stupiamoci se la prossima volta in giro per le nostre città, conquistate dalle palme, incontreremo qualche Baywatch...anche lì ove il mare non esiste, tanto in questo mondo tutto è possibile.
Marco Barone 

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