C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Il saluto romano,espressione della merda puzzolente fascista,non ha mai smesso di essere reato, alcune sentenze



Non esiste altra qualificazione migliore per identificare una delle gestualità proprie del ventennio che ha fatto non l'Italia e gli italiani, ma la più grande porcheria della storia di questo Paese, che quella di merda, puzzolente, dura, frutto della peggiore indigestione dei cannibali dei diritti umani, quali i fascisti.  

Nel 1975, era il 17 dicembre, il Tribunale di Bologna si pronunciava complessivamente in questo modo per l'identificazione di una realtà fascista: "Sono valide prove della natura fascista di un'associazione o di un movimento la qualificazione di essi, da parte di loro esponenti, come "gruppi del Fascismo bolognese", "gruppi di Idea Fascista" ed il richiamo agli ideali del fascismo; l'uso di appellativi come "camerata", "marò", "guardia nazionale repubblicana", "legionario"; l'uso del saluto romano e di termini quali "Disciplina", "Fedeltà", "Ordine" e "Fedeltà al Capo"; l'intestazione di gruppi di attivisti ai nomi di Nicola Bombacci, Corneliu Codreanu, Josè Antonio Primo De Rivera; il richiamo al corporativismo, perché questo si realizzò storicamente come imposizione alla classe operaia, privata del suo sindacato e dello sciopero; perché fu fondato su presupposti di violenza antipopolare e di autoritarismo burocratico; perché, del corporativismo, non è realizzabile un revisionismo democratico."

Qualche anno prima, nel 1972, la Cassazione penale sostenne che "In tema di manifestazioni fasciste ex art. 5, L. 20 giugno 1952, n. 645, integra il reato in questione il saluto romano, eseguito ripetutamente da persona armata di manganello durante un comizio del movimento sociale italiano".

Come è noto è stato denunciato a più livelli che in Italia le leggi sussistenti in materia di contrasto all'apologia fascista sono semplicemente inefficaci, le sanzioni, quando arrivano, sono minimali, e comunque la situazione è sicuramente più grave dal punto di vista storico, poiché sussiste una rimozione storica, una ignoranza, una non conoscenza, che ha portato, rapidamente, a ritrovare la guida per uscire dal disastro sociale nel quale noi tutti viviamo,  nei precetti tipici del fascismo. Oggi molti sono fascisti, si comportano da fascisti, propongono politiche da fascisti, senza sapere di essere fascisti, quando va bene, in altri casi si è in presenza di codardi che non hanno il coraggio di rivendicare la propria identità, in altri casi, di manipoli irrisori di gruppetti esaltati che hanno trovato la loro ragion di vita in un passato che ha prodotto solo catastrofi per l'Italia e non solo per l'Italia.

Venendo ai tempi nostri. La Cass. pen. Sez. II, 08/03/2016, n. 20450 afferma che "Il cosiddetto "saluto romano" o "saluto fascista" è una manifestazione esteriore propria o usuale di organizzazioni o gruppi indicati nel D.L. 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, nella legge 25 giugno 1993 n. 205 (misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) e inequivocabilmente diretti a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico; ne consegue che il relativo gesto integra il reato previsto dall'art. 2 del citato decreto-legge."


La Cass. pen. Sez. I, 25/03/2014, n. 37577 che "Il "saluto romano" e l'intonazione del coro "presente" durante una manifestazione integrano il reato i cui all'art. 5 della Legge 20 giugno 1952, n. 645 (come modificato dall'art.11 della legge 22 maggio 1975, n. 152) per la connotazione di pubblicità che qualifica tali espressioni esteriori, evocative del disciolto partito fascista, contrassegnandone l'idoneità lesiva per l'ordinamento democratico ed i valori ad esso sottesi. (Nella specie, relativa ad un incontro in memoria delle vittime delle Foibe, la Corte ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del citato art. 5 L. 645 del 1952 per la perdurante attualità dell'esigenza di tutela delle istituzioni democratiche, atta a legittimare limitazioni alla libertà di espressione, secondo quanto previsto anche dall'art. 10 della Convenzione Europea per i Diritti Umani). (Rigetta, App. Bolzano, 31/05/2012)":
La Cass. pen. Sez. I, 04/03/2009, n. 25184 che "Il cosiddetto "saluto romano" o "saluto fascista" è una manifestazione esteriore propria o usuale di organizzazioni o gruppi indicati nel D.L. 26 aprile 1993 n. 122, convertito, con modificazioni, nella legge 25 giugno 1993 n. 205 (misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) e inequivocabilmente diretti a favorire la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico; ne consegue che il relativo gesto integra il reato previsto dall'art. 2 del citato decreto-legge. (Fattispecie occorsa in occasione di incontro di calcio). (Rigetta, App. Trieste, 6 maggio 2008)".

Il Trib. Milano, 20/12/2007 che " Il reato di manifestazioni fasciste, di cui all'art. 5, L. 20 giugno 1952, n. 645, integra una fattispecie di pericolo concreto, per la sussistenza della quale è necessaria non già una qualsiasi manifestazione pubblica del pensiero, bensì quelle manifestazioni usuali, cioè consuete, perché generalmente praticate dal partito fascista, ancorché non originali, ma mutuate da altri settori della vita collettiva, che possono determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste in relazione all'ambiente ed al momento in cui vengono compiute (fattispecie relativa a saluto romano, pronuncia di frasi del tipo "camerati a chi?", o cori del tipo "Duce, duce"o "A noi", ovvero ancora canti del tipo "ce ne freghiamo della galera camicia nera trionferà, se non trionfa sarà un macello col manganello e le bombe a man", pronunciati nel corso di un pubblico comizio promosso da gruppi politici di estrema destra in una nota piazza milanese fortemente rievocativa delle formazioni "neofasciste" attive negli anni '70 nel capoluogo lombardo)."

Il  T.A.R. Toscana Firenze Sez. II, 08/02/2016, n. 218 che "E' legittimo il provvedimento di Daspo adottato nei confronti di alcuni tifosi che, durante un incontro calcistico, si sono resi protagonisti di un "saluto romano", questo accompagnato dall'intonazione di inni fascisti e da insulti a un calciatore della squadra avversaria precedentemente deceduto."
Marco Barone

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