Una proposta di legge del deputato Turco, presentata ad ottobre 2016, che farà certamente discutere. Si propone, un meccanismo
"per cui ai candidati e
futuri parlamentari sia richiesta una sorta di abilitazione e cioè
la dimostrazione, attraverso un’apposita prova da sostenersi nelle
sedi della regione di competenza in tutta Italia con cadenza annuale
o semestrale, di poter svolgere,
in caso di elezione, il proprio compito adeguatamente". "Si chiede
pertanto al candidato di dimostrare la propria capacità di saper
leggere, comprendere e interpretare una legge o un atto normativo,
oltre che di avere un’adeguata conoscenza di quelle materie e
questioni che rientrano abitualmente nell’attività di un
parlamentare (economia, sistemi politici) nonché di avere una buona cultura
generale (storia, religioni, cultura, geografia). " Nel testo della proposta si legge anche che "non si tratta di un
selettivo che prevede un
cosiddetto numero chiuso o il possesso di un particolare titolo di
studio ma di una semplice abilitazione che attesti la maturità e le
qualità dell’aspirante parlamentare."
Ma è realmente così? Se si vanno a vedere le materie che vengono proposte come minimo serve una laurea in Giurisprudenza o Scienze politiche. Nel testo della proposta si legge:
"Non possono essere candidati in qualsiasi elezione regionale o
politica, e non possono comunque ricoprire alcuna carica derivante
dalle stesse elezioni, fatte salve le altre disposizioni di legge che
fissano ulteriori requisiti di eleggibilità, coloro che non abbiano
superato con profitto l’esame per l’abilitazione all’elettorato
passivo e che siano in possesso di tale abilitazione al momento
della propria candidatura. L’esame per l’abilitazione
all’elettorato passivo verte sulle seguenti materie: diritto civile
e commerciale, diritto costituzionale, diritto penale e di procedura
penale, diritto amministrativo, diritto internazionale pubblico,
diritto del lavoro, economia politica, politica economica e politica
economica dell’Unione europea, storia moderna, storia
contemporanea, geografia, organizzazione e gestione aziendali,
informatica e una lingua straniera a scelta tra inglese, francese,
spagnolo o tedesco. L’esame per l’abilitazione prevede le seguenti
fasi: a) prova oggettiva attitudinale; b) prova oggettiva
tecnico-professionale; prova finale orale. La prova oggettiva
attitudinale consiste in una serie di quesiti a risposta multipla e
mira ad accertare il possesso da parte del candidato delle attitudini
e delle capacità di base necessarie per acquisire e per sviluppare
la professionalità richiesta." Poi vi sarà una prova oggettiva
tecnico-professionale ed una prova orale. Secondo il proponente "l’abilitazione all’elettorato passivo cessa di
diritto dopo 5 anni dal suo conseguimento, e può essere ottenuta
nuovamente previo superamento di un nuovo esame per l’abilitazione."
E' una professionalizzazione della politica, che aprirà le porte solo ad una cerchia molto ristretta di persone. Certo, non è che oggi le cose funzionano bene, anzi. Tra nominati e non eletti, e chi viene eletto è spesso perchè espressione di determinate situazioni, perchè appartenente a gruppi politici forti ed importanti, la democrazia rappresentativa ha sicuramente fallito, e la prova ne è l'enorme astensione che dilaga anche alle elezioni comunali. Ma è questo il modo corretto per risolvere il problema?
Marco Barone
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