Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I funerali dell’arciduca Francesco Ferdinando e Sofia, dall'accoglienza di Trieste all'indifferenza di Vienna



Durante la turbolenta estate del 2014, a Trieste, tra piazza della Borsa, la fontana dei Quattro Continenti ed il palazzo del Governo, si potevano osservare le tre stazioni che riportavano le foto di Francesco Penco e Mario Circovich e che ben evidenziavano la calorosa e partecipata accoglienza che Trieste manifestò nei confronti dell'erede al trono dell'Impero austro-ungarico e sua moglie. Come è noto, giunsero le bare, in città, il  2 luglio 1914, sbarcarono dalla corazzata “Viribus Unitis” e percorsero alcune vie di Trieste per raggiungere la Stazione della Ferrovia meridionale per poi congiungersi con Vienna. Non era un mistero che l'arciduca e sua moglie non fossero ben visti a Vienna dall'Imperatore Francesco, il quale sembrava essere più infastidito dal come la morte era avvenuta più che per la morte dell'erede al trono. Duplice omicidio che comportò una immediata reazione repressiva pesantissima, ( in realtà un pretesto per domare e conquistare i ribelli Serbi) solo 48 dopo ore l'assassinio in Bosnia furono arrestati 200 serbi, diversi contadini impiccati subito, alla fine di luglio, 5000 erano i serbi dietro le sbarre e 150 furono impiccati appena iniziarono le ostilità. Nel libro di Max Hastings, Catastrophe 1914: Europe Goes to War, (traduzione italiana, Catastrofe 1914 L'Europa in guerra edito da Neri Pozza), tra le pagine 33 e 35 si dedica spazio a questo evento e si sottolinea, per esempio, che “l'imperatore Francesco ricevette la notizia senza mostrare alcuna emozione, durante la cena, e decise di continuare a cenare da solo”, oppure che il "funerale dell'arciduca durò appena un quarto d'ora e subito dopo Francesco Giuseppe torno a Ischl e alle sue cure termali". Ed ancora che il 29 giugno a Vienna il professor Redlich scriveva: “in città non c'è alcun segno di lutto, c'è musica ovunque”, mentre il Times racconterà il “funerale in termini così sobri da indurre sonnolenza e gli osservatori stranieri a Vienna si stupirono del fatto che in città il lutto per l'erede al trono imperiale fosse tanto superficiale e chiaramente solo di circostanza”. Insomma, una reazione completamente diversa tra Trieste e Vienna. Dall'accoglienza, condizionata certamente anche da tanta curiosità, di Trieste, alla quasi totale indifferenza di Vienna. Eppure quell'evento determinò la goccia, la diabolica e tremenda goccia, che traboccò dal fatidico vaso. Poi morte e distruzione in quell'Impero predestinato alla sua inevitabile dissoluzione. Oggi nell'austronostalgia molti hanno trovato un riparo verso quelle avversità e senso di smarrimento che connotano il presente. Rispolverando miti, regni, rimuovendo le cose negative, concentrandosi solo sulle cose positive. Continuando di questo passo presto si arriverà a rimpiangere anche la Monarchia in Italia, se non il fascismo con la solita menata del fascismo buono che viene contrapposto al fascismo cattivo,  come se fossero due entità autonome, separate, distinte, quando in realtà quello fantomatico "buono" era funzionale a quello cattivo, il fascismo uno solo era, e non esiste e non può esistere fascismo buono e fascismo cattivo, e lo stesso discorso vale per il re o l'imperatore, almeno per chi coltiva realmente una minima idea di democraziae giustizia sociale, effetti collaterali di una società che ha demolito ogni ideologia a favore dell'unica ideologia dominante quella della globalizzazione selvaggia voluta da capitalismo, e dunque più re ed imperatori e regine ed imperatrici per tutti.

Marco Barone 


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