Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Lucinico( Gorizia) tra la distruzione della grande guerra e la cancellazione del Comune nel fascismo.E se ritornasse Comune?

Nell'Italia liberata uno dei primi interventi in materia legislativa avvenne durante la Costituente quando vennero ricostituiti ben 468 Comuni, e sino al 4 novembre del 1951 ne vennero ricostituiti 7804 a fronte di oltre 2165 Comuni per alcuni, 2294 per altri, soppressi dal fascismo. I provvedimenti più importanti che avvennero sotto il fascismo furono due, il r. d. l. n. 383/1927 attraverso il quale si provvedeva all'unione, soppressione o aggregazione coattiva di 2.184 piccoli Comuni e si rendeva possibile la facoltà di accorpare i Comuni con popolazione inferiore ai 2.000 abitanti, nel caso fossero mancati i mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi. E con il r. d. l. n. 383/1934 all'art. 30. Interessante notare che la motivazione ufficiale era quella della mancanza di servizi e mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi. In realtà, il motivo era solo uno, uccidere ogni autonomia possibile, perché autonomia significava compromettere il potere totalitario del regime, essere un fastidio per il regime e le sue articolazioni. E questo fastidio venne contrastato nell'Italia liberata con diversi provvedimenti, ed il più rilevante fu certamente la LEGGE 15 febbraio 1953, n. 71 dal titolo ben chiaro " Ricostituzione di Comuni soppressi in regime fascista". Il Caso di Lucinico, Lucinîs in friulano ordinario, Luzinìs in friulano goriziano, Ločnik in sloveno, Lutschineick in tedesco, è da leggere anche nell'ottica dell'italianizzazione forzata che ha caratterizzato le vicende del Confine Orientale. Con atto del 2 gennaio del 1927 all'articolo 4, il Re Vittorio Emanuele III " per grazia di Dio e per volontà della Nazione" e su proposta di Mussolini ed altri ministri dispose che i "comuni di Lucinico, Piedimonte del Calvario, Salcano, San Pietro di Gorizia e Sant’Andrea di Gorizia sono uniti al comune di Gorizia." Come è noto Lucinico oggi rappresenta poco più del 10 % della popolazione del Comune di Gorizia, è un centro funzionale, ma distante circa 1 km da Gorizia e con circa 3500 abitanti. Lucinico ha subito più di altri la distruzione nella prima guerra mondiale tanto che nel 1920 alla Camera si parlava del Caso di Lucinico che a causa dello scoppio di “bombarde, gelatina ed altre munizioni concentrate nei pressi degli abitati" riportava gravissimi danni alle persone ed alle case od ancora nel 1921 quando si denunciava che a Lucinico ancora non era stata ricostruita una sola casa. 

Un piccolo centro distrutto dalla grande guerra e distrutto dal fascismo nella sua autonomia per divenire, oggi, un (non) luogo periferico estremo di Gorizia. Lucinico è anche citata nella grande opera di Svevo, "La coscienza di Zeno" quando Zeno passeggiando per le strade di Lucinico respirava a pieni polmoni l'aria pulita di questo importante centro. E se ritornasse Comune? Certo, è vero che in Italia si incentivano le fusioni, che si vogliono far sparire i piccoli Comuni inferiori ai 5000 mila abitanti, similmente a come accaduto sotto il fascismo, ma se fosse possibile quanti lo vorrebbero? Gli abitanti di Lucinico vorrebbero ritornare, a distanza quasi di un secolo dalla soppressione del suo essere entità autonoma, Comune?
Marco Barone 

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