La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Se a Trieste il lupo non perde nè il pelo nè il vizio

Pare evidente che l'attuale amministrazione comunale si diverte ad emanare ordinanze. Ordine e disciplina. Ordinanze, che poi nella realtà delle cose, oltre ad indignare, per non dire altro, e far parlare in modo sicuramente non positivo di Trieste, quale altro effetto hanno avuto? Il degrado è sempre lo stesso, anzi, è peggiorato. Degrado sociale, umano, ben espresso dalla repressione che ora si vuole scagliare contro l'artista di strada "abusivo". 
Niente di nuovo sorge sul cielo nebuloso di Trieste. Era il 2010 e si leggeva nell'ordinanza contro gli artisti di strada: " "Limitazioni all'esercizio dei mestieri di strada, di suonatore ambulante, cantante, cantastorie e similari" prevede in sostanza che "dal momento che i suonatori che spesso vi insistono chiedendo anche la questua, creano notevole disturbo sia alle attività commerciali ivi presenti, sia ai passanti, aumentando così la sensazione di scadimento della qualità della vita urbana e conseguente senso di insicurezza; al fine di prevenire e di eliminare quei comportamenti che possono causare scadimento della qualità della vita e del decoro urbano", il musicista verrà prima allontanato, se persiste avrà il sequestro dello strumento, se persiste ancora pagherà una multa di 100 euro. Insomma il lupo non ha perso né il pelo né il vizio. Ma come si può pretendere di regolamentare l'arte di strada? Delle perplessità, in materia, erano maturate anche con la nota piattaforma strada aperta. Pretendere di regolamentare l'arte di strada è come pretendere di regolamentare il tempo. Non si può, è una cosa contro la natura sociale, artistica, contro la spontaneità, contro l'arte. Ma ordine e disciplina, almeno a parole, anche se formalizzate con atti propri della burocrazia, sembrano essere la linea della Trieste di questi tempi. Certo, di che lamentarsi, si dirà? I triestini che hanno votato questa amministrazione comunale, volevano questo tipo di governo? E quindi arrangiatevi, verrebbe da dire. Nella storia le repressioni, gli autoritarismi, i divieti, hanno sempre ottenuto l'effetto contrario. Il pugno duro non potrà essere duro per sempre, arriverà il momento in cui a furia di dare cazzotti diventerà prevedibile, raggirabile, inefficace. E visto che qui si sta riproponendo un ritorno al passato, in tutti i sensi, qualcuno dovrebbe ricordare a questi signori o non signori che il mondo oltre i muri invisibili di Trieste avanza e che se Trieste vuole diventare un dormitorio, un paesotto di periferia, un luogo regno del silenzio assoluto fate pure, ma se ambisce a divenire altro, sicuramente la strada intrapresa è totalmente sbagliata.
Marco Barone 

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