Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il prossimo compito di chi governerà Monfalcone sarà quello di renderla una realtà cosmopolita



Se Foscolo non era aperto nei confronti del cosmopolitismo, poiché reputava che gli uomini in una società cosmopolita saranno sempre tepidi cittadini, guardando alla situazione italiana, rispetto alla realtà dell'Europa certamente più dinamiche, è sicuramente vero sostenere che l'oca selvatica è più cosmopolita di noi. Qualcuno sostenne ciò perché questa fa fa colazione in Canada, pranza nell'Ohio, e si liscia le penne per la notte in un bayou del Sud. Già. La situazione di Monfalcone è nota. Si avvicina ai 30 mila abitanti, e poco più di 5000 sono i cittadini  originari di più di 80 Stati diversi. La prevalenza è bengalese, ma vi sono tanti croati, bosniaci, macedoni, somali, cinesi,ecc. Insomma, una piccola fetta di mondo si è concentrata a Monfalcone.
Ed è semplicemente inaccettabile che oggi, nel terzo millennio, possano avere il sopravvento discorsi o propose ignobili, arcaiche, di un passato che non ritornerà più e mai più dovrà ritornare. In un mondo dove siamo oltre 7 miliardi di persone, in un Paese di poco più di 60 milioni di abitanti, in una Regione di neanche due milioni di abitanti, pretendere di preservare l'autoctono, respingendo i "diversi", con il reazionario discorso prima gli italiani come poi ricondotto ai particolarismi locali, è una follia, una pazzia non rispondente ad alcuna logica umanamente dignitosa. 
Il cosmopolitismo è una risorsa fantastica, è una potenzialità enorme. Ma in Italia l'integrazione come è concepita? Che chi viene qui, nel non più Bel Paese, deve adeguarsi alle nostre regole, ai nostri costumi, modi di fare, di essere, ergo omologazione, ossia soppressione della cultura, dei costumi, del modo di vivere altrui. La condivisione reciproca dovrebbe essere la giusta via da perseguire, con uno Stato che sappia rispettare i diritti di tutti. 
Chi governerà Monfalcone per i prossimi cinque anni avrà un compito delicato ed importante. Trasformare Monfalcone in una realtà cosmopolita, Monfalcone in una realtà aperta. Per fare ciò si deve partire dal sociale, dal lavoro, dai diritti sul lavoro, dalla cultura, dalla condivisione, dalla comunità. Questa è l'unica via possibile perché Monfalcone possa recuperare quell'ossigeno di cui necessita, per evitare semplicemente di finire il suo tempo, prima del tempo.



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