Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Quel magnifico splendore di colore per le strade di Monfalcone con i vestiti delle donne bengalesi

In questa estate afosa e grigia, per le strade di Monfalcone regna un sano colore. Ed è quello dei meravigliosi vestiti delle donne bengalesi. Con quel vestito tradizionale, chiamato Sari, leggero, lungo, che copre con eleganza il corpo della donna. Colori variegati, chi con una sola tinta, chi con più tinte. Qualcuna è anche integralmente coperta in volto, portando il velo, anche questo colorato. Ed ovviamente le solite ed immancabili malelingue passano il loto tempo sul web, tra fasciofancazzisti da tastiera, e perbenisti, a pronunciare sempre le solite noiosissime litanie.
Noi siamo cresciuti in Occidente, con la cultura occidentale. Non abbiamo gli strumenti per capire, anche perché l'ignoranza è sovrana. Comunque non abbiamo il diritto di giudicare. Il velo è giusto o non è giusto? Lo stesso potrebbe dirsi se è giusto andare in giro per le strade delle nostre città mezze svestite o mezzi svestiti, per non dire alto e non essere volgari.
Poi, ovviamente, si tira in ballo, in una danza che non vuol proprio danzare, la questione della sicurezza, del terrorismo. Chi si celerà mai dietro quel velo? E se ci fosse qualche uomo travestito da donna? Magari con intenti cattivi? Diabolici?
Accidenti! Verrebbe da esclamare, e chi mai potrà celarsi dietro un casco alla guida di una motocicletta? O dietro i vetri oscurati di qualche automobile e sempre più diffusi anche nelle nostre località?
Questi interrogativi sorgono in una Monfalcone dove la criminalità organizzata è radicata, dove la disoccupazione è un problema reale, dove l'amianto è il dramma dei drammi, dove i diritti dei lavoratori sono sempre di più al ribasso come nel resto del nostro disastrato Paese, dove le lotte operaie sono solo un ricordo da cartolina, dove a furia di ripetere che Monfalcone non è più quella di una volta, questa città ha smarrito la propria identità in una memoria sempre più sbiadita.
Ma criminalità organizzata, camorra, 'ndrangheta, mafia, amianto, conflitto sociale, sono cose troppo serie da affrontare, capire, conoscere e contrastare.
Meglio perdersi nella banalità del male quotidiano, in quella intolleranza da quattro soldi, che produce solo un gran fetore che fa letteralmente concorrenza a quello della centrale a carbone.
Forse qualcuno vorrebbe ronde quotidiane, nudità totale, telecamere ogni due centimetri, ma questo discorso può valere nei confronti degli altri, mica della propria persona. Non sia mai. Guai chi ficca il naso a casa mia, ma a casa tua, per la sicurezza, se pol... Insomma,velo o non velo? Imposizione o scelta? L'unica cosa certa è che sano e vitale colore per le strade di Monfalcone, in questa estate, lo stanno portando le donne bengalesi.

Marco Barone 


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