Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato, tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193
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Sarò giovane, sarò comunista e calabrese
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Riflettevo ultimamente su alcuni concetti espressi dall'immenso Aristotele. Così scriveva: “è proprio degli uomini, avere la percezione del bene, del male, del giusto e dell’ingiusto e delle altre cose. E la comunanza di queste cose crea la casa e la città.” Senza umiltà non vi potrà mai essere buona democrazia e senza buona democrazia non vi potrà mai essere libertà. La ricerca continua della verità storica è la tutela del bene comune, ed il bene comune deve prevalere sempre sull'interesse particolare altrimenti non si avrà più il senso del giusto e dell'ingiusto, poiché giusto ed ingiusto saranno ridimensionati alla propria visione minimalistica e particolare che difficilmente potrà coincidere con la tutela del bene comune, ed in tale contesto non sarà possibile raggiungere nessuna comunanza, ma solo frammentazioni. Frammentazioni che possono nascere anche da tremende sofferenze personali, da drammi, che rispetto, ma non dovrà essere questi a determinare cosa è la verità storica. La storia non è fatta di emozioni, o fazioni. Chi mi definisce fiancheggiatore qualsiasi dell'ANPI, non sto qui a proporre il mio curriculum, e quali rapporti o “ruoli” ho all'interno dell'ANPI, chi giovane comunista, calabrese, indottrinato dal MinKulPop, che penso dovrebbe essere una variante Komunista del MinCulPop che nell'Italia fascista era la denominazione abbreviata del Ministero della Cultura Popolare. Calabrese che osa dare lezioni di storia ai goriziani, ai friulani alla gente di questo territorio. Anche questa è una micidiale accusa che ho già subito recentemente e non è stata l'unica. Io nutro un grandissimo senso di rispetto per Gorizia, Trieste, Udine, Pordenone, per il FVG tutto. Una terra che mi ha adottato, che amo, e nella quale vivo da diversi anni ed il viverci ha consentito di approfondire meglio i miei studi le mie ricerche sulla storia del confine orientale, che è un vero unicum del nostro Occidente. E soprattutto sono orgoglioso, anche se calabrese(!) e comunista(!) di poter dare un contributo non solo attraverso la storia, ma nella quotidianità, attraverso diversi aspetti e fronti, al "cambiamento" di queste zone, ancora chiuse in se stesse. Penso per esempio che a Gorizia sia necessario un vero shock culturale e politico per uscire da quel profondo sonno nella quale è immersa, e voglio contribuire a questo risveglio. Ripropongo, anche in questa sede già delle considerazioni che avevo espresso succintamente in passato, per delle accuse similari che avevo subito. Ora, mi domando, ma chi è calabrese, che viene da fuori, non ha diritto di parlare di storia? Non ha diritto di effettuare studi e ricerche sulle vicende del confine orientale? Non essendo nato qui, certe cose non le posso capire? Ed allora tutti gli storici che effettuano ricerche e che non sono autoctoni? Non hanno diritto di proferir verbo alcuno? Pur studiando per anni ed anni determinate questioni e frequentando e vivendo il territorio in questione? La storia è riservata solo ad una cerchia ristretta e faziosa di autoctoni? Il tutto si commenta per la sua gravità ed in modo deprimente da solo. Rivendico le mie idee, ciò che scrivo e denuncio, che viene spesso stravolto. D'altronde si vive in una società ad alta tensione, dove in via generale non si colpisce più il contenuto, ma la persona. Si colpisce lo storico, lo studioso, il ricercatore, l'attivista, senza entrare, salvo qualche caso, nel merito dei contenuti. Quello che mi auguro è che non si ritorni più ai tempi come descritti da Bevk nelle sue memorie: “i fascisti con l'annientamento delle scuole slovene, delle associazioni e dei giornali sloveni,con la trasformazione dei nomi di località e con grandi scritte pubbliche avevano ridipinto di italianissima la facciata della regione. E noi scrittori delle nostre opere testimoniavamo davanti al mondo intero che quella era pur sempre terra slovena abitata da gente slovena che a modo suo viveva, pensava e pativa. Questo era per loro come un pugno nell'occhio, come lo smascheramento della loro menzogna,e li faceva imbestialire. Io ero stato solo avvertito, ammonito, ma quello stesso anno venne sequestrato il racconto, sostanzialmente innocente Med srci in zemljo di Budal. Le autorità non si accontentavano del semplice sequestro volevano anche indagare sull'autore”.
MarcoBarone
Riflessione su questo articolo, pubblicato sul Piccolo di Gorizia come intervento del Giorno in data 28 aprile 2016:
Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Per questa propongo una storia per le classi di scuola primaria. La storia che segue, ambientata a Trieste, ha per protagonisti tre supereroi ed una nonna, Rosellina. Il disegno è stato fatto in una classe di una scuola dove la storia è stata letta. mb I tre supereroi e la nonnina Rosellina C’era una volta, anzi no. C’erano una volta tre supereroi. Avete presente quelli con i super poteri che si vedono nei film? Nei cartoni animati? Nei fumetti? Sì, proprio loro. E si trovavano in una bellissima città italiana, Trieste. Non erano mai stati prima a Trieste. Rimasero stupiti nel vedere quanto era lungo il molo sul mare, e quanto era enorme la piazza con due alberi di due navi dove sventolavano le bandiere, ogni tanto. Dopo essersi fatti un selfie sul molo Audace che è costruito sui resti di una vecchia n
Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione? La matematica non è una opinione qualcuno disse... 1) per un calcolo della superficie e della capienza, il limite preso di misura è un numero di 4 persone/mq, 2) Piazza del Popolo ha una metratura di di 17.100 mq con una capienza massima e teorica di 68.400 ; 3) Piazza san Giovanni ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Direi che è arrivato il momento di non dare più i numeri... Marco B. MANIFESTARE A ROMA, QUANDO I PARTITI DANNO I 'NUMERI' - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'é chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti "danno i numeri"
Bruxelles, come è noto, è sede delle più importanti istituzioni dell'Unione Europea. Una città affascinante, particolare, simbolo dell'alta borghesia, dove architettura moderna e tradizionale cercano, con poco successo, di convivere. L'Unione Europea rivendica spesso principi che ruotano intorno alla dignità delle persone, no alla donna oggetto, penso per esempio alla Risoluzione sulla discriminazione della donna nella pubblicità del 1997 al cui punto 10 si scriveva testualmente che il Parlamento europeo invita il settore della pubblicità a rinunciare in concreto e interamente a sminuire la donna a oggetto sessuale dell'uomo attraverso espedienti tecnici e raffigurazioni immaginose come il ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla disponibilità sessuale . Certo, comprensibile. Ma a pochi minuti dal Parlamento europeo esiste un vero e proprio quartiere a luci rosse. Esistono anche agenzie di escort, club privati-scambisti, e donne in vetr
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