Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

I "morti"dei registri di Premariacco non c'entrano nulla con la notina della non Foiba di Rosazzo

Invece di chiedere scusa ai partigiani, ai famigliari dei partigiani, agli storici, accade non tanto l'inverosimile, ma quanto era prevedibile e per questo già preannunciato. Dopo averli smentiti totalmente sulla notina della non foiba di Rosazzo, sul fatto che si trattava di documenti non inediti, già noti, sul fatto che era totalmente inattendibile, e funzionale alla propaganda antipartigiana, antijugoslava ed anticomunista, con lo scopo di "dimostrare" la brutalità dei partigiani Jugoslavi, anche nel "nostro" territorio, per non consegnare i "presunti" criminali di guerra italiani alla Jugoslavia, i cui documenti sono stati a febbraio 2016 desecretati, ecco che per salvare la faccia e la credibilità, cercano ora disperatamente di provare che i morti c'erano in quella zona e che i contenuti della notina erano veri. 
La notina ERMETE è priva di ogni fondamento. Non indica il quando sarebbe accaduto il fatto  e non è una cosa da poco, ma punta il dito contro due noti partigiani, colpevoli, prima di tutto, di aver deciso di collaborare con la resistenza Jugoslava, ed accusati quasi di un genocidio, 200/800 persone della popolazione sparite, o meglio, come piace dire ai fissati delle foibe, che si potrebbero chiamare foibatori, che forse se le sognano anche di notte, "infoibate". Ma la cosa è più grossa del previsto. Perché qui ad aver perso come minimo credibilità se non altro non è solo chi ha pensato di voler giostrare con la storia ed alcuni storici, ma è in un certo senso la questione è Istituzionale, ministeriale e ciò può spiegare bene alcune mosse come poste in essere da alcune realtà. E siccome è stata provata e dimostrata con cognizione di causa l'assoluta inattendibilità di quella notina, e lo scopo di propaganda a cui era destinata, e siccome la cosa ad alcuni è sfuggita di mano, perché hanno probabilmente sopravvalutato il loro entusiasmo e sottovalutato chi li ha smentiti senza se e ma, ora devono rimediare in qualche modo alla grande nefandezza. Dai 200/800 ammazzati civili si passa ad un misero prima 17, poi 20, ora 60. Lontanissimi dai numeri della notina. In quella zona dei morti vi sono stati, come in tutte le zone di guerra. E ribadisco, di guerra! I partigiani chiamati in causa non hanno commesso alcun "omicidio", di cui a quella notina, e di cui a quello che ora si vorrebbe tirare fuori con la questione dei registri di Premariacco. Insomma continua la calunnia contro la resistenza ed i nostri partigiani che troverà probabilmente anche riparo ovviamente nelle dovute sedi. Ma anche questo tentativo ennesimo di offesa fallirà clamorosamente, perché i fatti di cui ai registri di Premariacco sono totalmente sconnessi dalla notina del 12 ottobre del 1945 della non foiba di Rosazzo, sono totalmente non pertinenti e scollegati, non solo a livello quantitativo, e di località, ma anche temporale. Da riportare alla luce  complessivamente qui non vi è un bel nulla di niente, perché è già stato tutto studiato, elaborato, analizzato e verificato. Anzi, colgo l'occasione per rilanciare due concetti: basta finanziare pubblicamente e conferire legittimità a chi si è prestato a questa operazione che Nadia Fantini, figlia di " Sasso" ha chiamato "una grande porcheria", soggettività che non devono più mettere piede nelle nostre scuole. Che i documenti acquisiti anche grazie ai contributi pubblici del Comune di Gorizia, vengano integralmente ed immediatamente consegnati, da parte della Lega Nazionale, al Comune di Gorizia e che questi siano tutti sin da subito fruibili da chiunque e soprattutto tolti dalle mani di chi non sta proprio per niente facendo il bene della " storia". Ribadendo che quello dei 1023 su Gorizia o della non foiba di Rosazzo, come resi noti da alcuni, non sono e non erano inediti.

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