C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Se a Monfalcone ed in FVG nessuno sapeva della proroga fino al 2025 per la Centrale A2A



Sul sito della A2A si può leggere che A2A è la più grande multiutility italiana. Il gruppo A2A opera nel settore energetico in quattro filiere di attività: la filiera energia (produzione di energia elettrica e vendita di energia elettrica e gas), la filiera ambiente (raccolta e trattamento di rifiuti urbani e industriali), la filiera calore (cogenerazione e teleriscaldamento ad uso urbano) e la filiera reti (distribuzione di energia elettrica e gas, ciclo idrico integrato). Il gruppo è presente anche all’estero mediante l’operatività sui principali mercati europei dell’elettricità e del gas, la produzione idroelettrica e la distribuzione di energia elettrica nell’area dei Balcani e la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti in diverse nazioni europee. Nel 2013 il gruppo ha registrato un fatturato di 5,6 MILIARDI di euro. A2A è quotata alla Borsa Italiana. Parliamo, dunque, di un colosso, che a Monfalcone, per ovvi motivi e noti, è contrastato. 
Ha creato scalpore quanto fatto emergere giustamente dal Piccolo, ovvero che praticamente nessuno teoricamente era a conoscenza della proroga fino al 2025 per la Centrale A2A. L'Azienda ha fatto rilevare che esiste un decreto. Un decreto, come ha evidenziato il Piccolo, noto. Dunque atto normativo dello Stato. E' stato scritto che il decreto in questione è il numero 46 del 4 marzo 2014 (in attuazione a una direttiva Ue, la 75 del 2010) che a sua volta rivede le scadenze previste da un decreto del 2006, il 152. È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale numero 72 del 27 marzo ed entrato in vigore l’11 aprile 201. E dell'esistenza di tale decreto, Provincia di Gorizia, Comune di Monfalcone e Regione FVG teoricamente potevano esserne a conoscenza sin dal 28 aprile 2014, quando da parte del Ministero dell'Ambiente, tramite PEC mail è stato trasmesso l'aggiornamento dell'autorizzazione integrata ambientale DEC - MIN - 0000127 del 24 aprile 2014 per l'esercizio della centrale termoelettrica della societa' A2A S.p.A. sita nel Comune di Monfalcone. Vi è stato anche un comunicato nei siti ministeriali di questo tenore: "Si rende noto che, con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare DEC - MIN - 0000127 del 24 aprile 2014, si e' provveduto all'aggiornamento dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla societa' A2A S.p.A. - identificata dal codice fiscale 11957540153, con sede legale in Via Lamarmora n. 230 - 25124 Brescia, per l'esercizio della centrale termoelettrica ubicata nel Comune di Monfalcone (GO) ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e successive modificazioni e integrazioni. Copia del provvedimento e' messa a disposizione del pubblico per la consultazione presso la Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Via C. Colombo, 44 - Roma, e attraverso il sito web del Ministero". A pagina 2 del citato atto, come trasmesso ai nostri Enti territoriali, si legge anche : "visto il decreto legislativo numero 46 del 4 marzo 2014, in particolare articolo 29 comma 1, recante attuazione direttiva Ue, la 75 del 2010 relativa ad emissioni industriali". Ora, è noto che in Italia le leggi sono incomprensibili, scritte in modo indecifrabile spesso anche per gli addetti ai lavori, però se la fonte normativa che disponeva nella sostanza la proroga sino al 2025 per la centrale in questione, era quella di cui ora si discute, questa, salvo che la Pec mail non sia pervenuta, poteva non essere a conoscenza delle nostre Istituzioni? E comunque anche le forze politiche di opposizione non erano a conoscenza di ciò? Certo, è vero che le responsabilità di chi amministra sono diverse da chi esercita l'opposizione, ma è compito dell'opposizione vigilare e se la fonte normativa in questione è quel noto decreto, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, non è che anche queste si trovano ora nella condizione di poter dire di essere nel giusto e "strillare".  Anzi. Da segnalare, che nel decreto 127 del 2014, si legge a pagina 10, sotto la voce " quadro autorizzativo attuale" un decreto del 2009 con scadenza 24 marzo 2017 ex articolo 29 sexies dlgs 152/2006, del Ministero dell'Ambiente, avente per oggetto autorizzazione integrata ambientale, e decreto numero 175 della Regione FVG con scadenza 1 dicembre 2024 RD 1775/33 avente per oggetto sub-ingresso nella concessione di derivazione d'acqua di falda sotterranea mediante cinque pozzi in Comune di Monfalcone ad uso industriale da parte di A2A produzione srl".
Tanto detto, visto che nessuno può dire di essere nel giusto, perché qui la cosa è sfuggita a tutti, ed ogni speculazione politica è impropria, è il caso di capire come affrontare seriamente e non in via demagogica  o speculativa la citata questione, per il bene comune. 


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