C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Giorno del ricordo a Gorizia e agibilità democratica: Revocata sala gestita dalla provincia a resistenza storica

Era stato promosso dal gruppo di Resistenza Storica e sinistra goriziana antifascista, un convegno per il 10 febbraio dal seguente titolo, da svolgersi in Gorizia, presso il palazzo provinciale Attems:11 ANNI DI "GIORNO DEL RICORDO" Tra mistificazioni storiche e rivalutazione del fascismo. Questi gli interventi previsti: Alessandra KERSEVAN: Il ruolo della X Mas al confine orientale; Claudia CERNIGOI: Il "fenomeno" delle foibe e gli scomparsi da Gorizia nel maggio 1945; Sandi VOLK: 10 anni di onorificenze della legge del Ricordo; Piero PURINI: Gli esodi prima e dopo il secondo conflitto mondiale; Marco BARONE: "Volemo tornar". L'irredentismo del terzo millennio; nota di inquadramento storico e coordinamento del dibattito a cura di Marco PUPPINI. Contestualmente a ciò, nella stessa giornata, nella stessa città, ma in luogo diverso, è previsto il convegno organizzato dalla Lega Nazionale di Gorizia, con l'alto patrocinio della Prefettura, Provincia e Comune di Gorizia. Nella locandina, di questo convegno emerge con gran forza quella che ben può essere definita come una grande allucinazione ufologica storica, quale la pulizia etnica contro gli italiani. Quella del giorno del Ricordo è una legge profondamente ideologica. Legge che ha il suo fondamento nel revisionismo storico, nella memoria condivisa, che poi altro non è che la memoria nazionalistica di alcuni "eletti" elevata a rango di verità per tutti, dogma da condividere senza alcuna critica, salvo qualche piccola sfumatura, che deve essere concessa ma che non intaccherà la mistificazione storica, la manipolazione in chiave nazionalistica e revisionistica della storia del confine orientale.
Il Presidente della Lega Nazionale di Gorizia, sulla pagina facebook dell'evento pubblico del convegno organizzato da Resistenza Storica così scriveva il 5 febbraio: " Liberi di organizzare quello che volete ma non manifestazioni provocatorie in una giornata solenne". E rilanciava il 6 febbraio: "Quando aggiornate la data del vostro evento che non può essere provocatoriamente svolto il 10 febbraio?"



La Sala del palazzo Attems per lo svolgimento del convegno era stata richiesta dal consigliere PRC della provincia di Gorizia Dario Furlan, per iscritto, via mail, alla Provincia di Gorizia che attualmente è governata dal Pd. E non era emerso alcun tipo di problema, né politico né tecnico, tanto che la sala, per quello che è stato riferito a Resistenza Storica, risultava essere stata concessa. Ma, subito dopo la pubblicizzazione dell'evento in rete, da parte di Resistenza Storica, arriva una prima notizia di richiesta di spostamento dell'iniziativa. Poi, il giorno 8 febbraio, a ridosso del 10 febbraio giunge notizia informale che per una presunta inopportunità politica la sala non verrà più concessa per il 10 febbraio.  Il motivo è in sostanza perché il 10 febbraio è il giorno del ricordo, come da legge e va rispettato, e dunque la nostra iniziativa viene vista come non rispettosa né della legge né del 10 febbraio. Negazionisti! Allucinante. Eppure...ecco quanto scrive il Presidente della Provincia di Gorizia, del PD:





Ilaria Cecot assessore della Provincia di Gorizia

Ema Traini Consigliere Comunale Gorizia

A quanto pare a Gorizia il 10 febbraio possono avere agibilità democratica nei palazzi delle nostre Istituzioni, quindi di tutti, solo i cultori della memoria condivisa. Chiamasi regime antidemocratico. Eppure la Legge sul giorno del ricordo dice espressamente che il 10 febbraio viene riconosciuto come tale "al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale". Ed anche che "è favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende." Ma tutti coloro che osano delle critiche avverso il revisionismo storico e la memoria condivisa, in quel giorno, assunto oramai per come strutturato nella sua sostanza a verità nazionalistica di Stato, gli storici, i critici, gli studiosi non allineati, in un contesto perfettamente legale, costituzionale e legittimo, non hanno diritto di parola alcuno. Ed il tutto in una città dove si svolgono manifestazioni di Casapound, i fascisti del terzo millennio, e che le recenti inchieste dell'Espresso hanno ben evidenziato di cosa stiamo parlando, "un arresto ogni tre mesi, una denuncia a settimana", una città che accoglie nella sua sede istituzionale, quale il Comune, chi fa il saluto fascista, e chi celebra la battaglia di Tarnavova, quale la Decima Mas, che Repubblica, proprio sul caso di Gorizia, ha così definito "flottiglia di torturatori e fucilatori fascisti che in Friuli Venezia Giulia operò anche per il Terzo Reich". A Gorizia vi è un problema enorme di agibilità democratica, ed è ancora più grave quando l'inopportunità politica, ergo convenienza politico elettorale, di certe e date iniziative, viene sollevata da parte di una certa sinistra governativa. E poi mischiare la convenienza politica con la ricerca storica è una cosa che si commenta da sola per la sua gravità. Insomma il 10 febbraio non tutti hanno il diritto di parlare, salvo, ad esempio, quelli che vanno in alcune scuole d'Italia, a "ricordare per ritornare" con tanto di locandina pubblica, nelle terre ancora oggi contese da una parte del nazionalismo nostrano, come l'Istria.


Il 10 febbraio è un giorno  ove la democrazia salta, un giorno ove ogni critica viene liquidata nella formula becera e vigliacca di negazionismo o giustificazionismo. Ennesima pagina buia e nera per Gorizia e non solo. Nonostante tutto il 10 febbraio si svolgerà presso il bar Aenigma di via Nizza 2 in Gorizia, alle ore 16, un momento assembleare dove si invita tutta la cittadinanza a partecipare per denunciare pubblicamente quanto accaduto a Gorizia nel giorno della memoria condivisa di Stato.
Marco Barone 

Segue il Testo dell'Intervento dell'On. Pellegrino alla Camera che affronta anche il caso di Gorizia:


Commenti

  1. non mi piace per niente il clima di revisionismo, di nazionalismo che si respira a Gorizia e trovo assurdo che venga negata la sala in seconda battuta.
    cercherò di partecipare almeno all'incontro all'Aenigma.

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  2. Che schifo. Nell'intervento di Gherghetta si vede tutta l'ignoranza o la malafede del caso chiamando un'iniziativa di dibattito ed inquadramento storico non nazionalista come un qualcosa di negazionista. Cioè tutto ciò che non é allineato con le versioni propagandistiche stile lega nazionale sarebbero negazionismo. In sostanza il 10 febbraio é il giorno dove esiste solo la 'verità' nazionalista e dogmatica che fa comodo allo stato. E' il giorno dove la democrazia muore per far spazio al pensiero unico. Questa é antidemocrazia, questo é totalitarismo culturale.

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