Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia ed Isontino in declino: auguro una svolta radicale



In cima all'altura di Nova Gorica puoi osservare Gorizia, il suo castello, l'affascinante chiesa di S. Ignazio consacrata dal primo Arcivescovo di Gorizia Carlo Michele d’Attems e poi ancora la storica stazione dei treni, ora di Nova Gorica che durante l'occupazione nazista della città, ha visto da quel luogo partire ebrei nei campi di concentramento, verso la Risiera di Trieste, i partigiani jugoslavi catturati venivano inviati ad Arbe/Rab od alla Risiera. E poi i binari del treno, che fungono da confine materiale tra Italia e Slovenia, Gorizia e Nova Gorica. Regna il silenzio su quella splendida altura. Un silenzio che ti spinge a riflettere su Gorizia. Città, che in base all'ultimo censimento disponibile ha poco meno di 35 mila abitanti, il cui massimo numero insediabile viene calcolato in non oltre 43 mila persone. Eppure un tempo questa città raggiunse l'apice di 49 mila abitanti, era certo il 1944, e dopo il Trattato di Pace del '47 perse parte del suo storico territorio, ed in base alle verifiche effettuate e concluse nel 1950 furono circa 7.700 gli abitanti che rimasero in territorio Jugoslavo. Dopo il Trattato di pace l'apice Gorizia lo toccherà nel 1955 con 42 mila abitanti, per poi arrivare al declino di oggi. Un declino che è confermato dall'allegato 1 al Documento unico di programmazione 2016/2018 ove ben emerge il disastro sociale ed economico nel quale si trova il territorio comunale ed anche provinciale di Gorizia.  E poi se a ciò si aggiungono i danni all'immagine causati alla città, apparsa come inospitale, che lascia per strada per mesi centinaia di richiedenti asilo, una città che perde pezzi importanti giorno dopo giorno, che arrivate le prime ore serali pare vivere una sorta di inquietante coprifuoco, vi è ben poco di cui rallegrarsi. In parte ciò è conseguenza anche dell'assistenzialismo ad oltranza, sui cui in una certa misura ha vissuto il sistema Gorizia, in parte è dovuto a politiche ottuse e di chiusura, senza alcuna prospettiva, senza riuscire a capire il nuovo mondo che cambia, senza saper cogliere le potenzialità dell'Europa. E non ci si deve fare illudere dalle recenti classifiche del Sole24 ore che ha visto Gorizia, in via generale, essere al 19° posto. Perché, per esempio, alla voce affari e lavoro risulta al 70° posto, alla voce popolazione alla posizione 82, tempo libero 66, dunque vi è ben poco di cui rallegrarsi o stare sereni.
La prima Legge della Repubblica italiana per Gorizia avvenne su iniziativa governativa trasmessa al parlamento il 15 ottobre del 1948, e rapidamente approvata e pubblicata nella G.U. del 23 dicembre 1948. Si istituiva la zona franca nella zona di Gorizia. Oggi, con la crisi, e con una politica priva di qualsiasi autorevolezza che non è in grado di difendere il proprio territorio, sussiste una nuova questione di Gorizia, ancora più grave di quella passata e più difficile da contrastare, anche per l'avanzamento di un sistema sempre più antidemocratico e fortemente decisionista che unisce a livello centrale destra e sinistra governativa. Di questo se ne deve prendere atto. A Gorizia è necessario un ribaltamento della situazione, è necessaria una nuova visione, che sia globalmente alternativa, indipendente ed autonoma all'esistente. E' necessario un ricambio anche generazionale. E' vitale un progetto non a breve e neanche a medio termine, ma a lungo termine per la Gorizia e l'Isontino che sappia parlare alla società civile, coinvolgere la società civile, che sappia trasformare questa città in un laboratorio innovativo, che sappia guardare all'Europa, che sappia fare sistema. E' necessario un laboratorio per le idee per Gorizia ed Isontino che guardi all'Europa, alla cultura prima di tutto, nella Gorizia città di Europa. Per esempio si deve insistere su Europa Creativa programma quadro di 1,46 miliardi di euro dedicato al settore culturale e creativo per il 2014-2020, composto da due sottoprogrammi (Sottoprogramma Cultura e Sottoprogramma MEDIA) e da una sezione transettoriale (fondo di garanzia per il settore culturale e creativo + data support + piloting). Il fondo di garanzia partirà nel 2016 e sarà uno strumento finanziario di 121 milioni di euro per agevolare l’accesso ai finanziamenti da parte dei settori culturali e creativi. Tra gli scopi di Europa Creativa vi sono quelli di promuovere e salvaguardare la diversità linguistica e culturale europea; rafforzare la competitività del settore culturale e creativo per promuovere una crescita economica intelligente, sostenibile e inclusiva,supportare la capacità del settore culturale e creativo europeo di operare a livello transnazionale; promuovere la circolazione transnazionale delle opere culturali e creative e degli operatori culturali;  rafforzare la capacità finanziaria dei settori culturali e creativi, in particolare delle SME; supportare la cooperazione politica transnazionale al fine di favorire innovazione, policy development, audience building e nuovi modelli di business. E ciò lascia ben intendere quanti siano importanti i rapporti con Nova Gorica, una risorsa culturale, storica fondamentale e vitale per il nostro territorio, ma per fare ciò è necessario demolire qualsiasi tipo di muro, sia esso militare, che sociale.
Marco Barone 

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