Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

Immagine
Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dopo aver cantato l'inno alla vendetta francese, in Europa si canterà quello russo?

I colori della francia, che poi sono i colori che accomunano tante bandiere, hanno, in segno di lutto e rispetto e condivisione del dolore, trovato spazio in diverse città del nostro Occidente. E si è cantato l'inno francese. Forse neanche senza conoscere il testo, il senso di quelle parole. Inno che invita i cittadini a prendere le armi, a formare i battaglioni, a marciare, a sostenere le braccia vendicatrici , la vendetta nel sublime orgoglio. Questo si è cantato. Spirito di vendetta comprensibile, umanamente comprensibile. Qualsiasi padre di famiglia reagirebbe nello stesso modo. A rischio di sacrificare altre vite, le libertà che la Francia dice di voler rivendicare. La vendetta sarà vendetta, all'interno della guerra. Una guerra dichiarata, non si capisce da chi per primo, senza carta e bolli. Ma non è più il tempo della formalità o della galanteria guerrafondaia questa. E' già successo altre volte. Il 6 aprile del 1941, senza dichiarazione di guerra alcuna, inizierà l'aggressione, l'invasione e l'occupazione della Jugoslavia da parte dei nazisti e fascisti. La chiamano guerra informale. Ma dove a causa delle bombe umanitarie dall'Occidente è stato creato quel mostro bestiale che nel nome di una visione distorta, perversa, malefica ed arcaica della società, uccide nel nome del suo dio. Ha ucciso migliaia di persone, nel corso di questi anni, più di 30 mila vittime di terrorismo solo dal 2013, e continua ad uccidere e forse continuerà ancora. Una storia che va avanti da decenni, solite cause, solite guerre di profitti, del capitalismo, che legittimano dittature a convenienza, gruppi eversivi o di terroristi, per stabilizzare, all'interno della destabilizzazione globale. Per delle vostre responsabilità l'Europa e l'Italia inclusa non può e non deve essere disposta a rinunciare a nessuna libertà. Perché se così fosse significherebbe il dominio dello stato di polizia per ragioni di sicurezza, certo, ma la fine tombale dell'Europa e di ogni garanzia e conquista costituzionale. La strategia della tensione ha voluto in Italia lo stato di paura diffuso per l'imposizione dell'ordine reazionario assoluto. Dobbiamo ritornare a quel sistema? Rinunciare ad un solo secondo della nostra libertà per una paventata ragione di sicurezza, significa riconoscere la sconfitta della democrazia, e la vittoria di chi dice che dobbiamo avere paura e vivere nella paura e soprattutto di chi ha voluto lo stato di paura. E' irragionevole dire non abbiamo paura. Come non avere paura? e' umano essere timorosi. Una paura che diventa duplice. Da un lato quella di essere a rischio di attentati, dall'altra quella di essere a rischio di uno stato similare di polizia per evitare gli attentati. E questo immenso disastro è stato causato proprio da chi, in continuità con il suo passato, continua a perseverare in politiche neo-colonialiste. Altro che marsigliese cantata. O bandiera francese esposta in tutto il mondo. Non è stato cantato l'inno europeo, ma l'inno francese. Ora è arrivata la conferma che quella che è stata definita come la "più grande sciagura aerea nella storia dell'aviazione russa e sovietica" quale quella del 31 ottobre, che ha visto la morte di 217 passeggeri e 7 membri dell'equipaggio, non è stata una semplice sciagura. L’Airbus A321 russo, precipitato nel Sinai, è stato distrutto da una bomba. Questa notizia arriva a pochi giorni dall'atto di guerra del 13 novembre di Parigi. Dicono di aver scoperto tracce di esplosivo sui rottami dell'aereo e sui bagagli dei passeggeri e che la bomba con potenza equivalente fino a 1,5 kg di TNT è esplosa durante il volo. Ed ora il mondo, o meglio l'Occidente, canterà l'inno russo? Ma visto che non si è cantato quello libanese, dopo la strage di Beirut o quello tunisino dopo la strage sulla spiaggia di Sousse/Sūsa ecc ecc, nonostante le maledette similitudini, penso proprio di no. Perché Parigi è Parigi, Mosca è Mosca, Beirut è Beirut, e Sousse/Sūsa è Sousse/Sūsa. Mica siamo in un mondo di fratellanza diffusa, mica le stesse stragi vengono percepite nello stesso modo nel nostro Occidente, mica Libano, o Tunisia o Mosca sono Occidente. Sono una cosa diversa, sono oltre le mura di casa nostra. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot