Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

300 documenti della Guardia nazionale Repubblicana su Gorizia e l'attentato al Teatro Verdi

La Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) è stato uno degli organismi più importanti della Repubblica Sociale Italiana (23 settembre 1943 - 25 aprile 1945), sorto dall'unificazione delle forze di polizia con i Carabinieri. I notiziari dell'ufficio "I Sezione Situazione" del Comando Generale della G.N.R., che aveva sede in Brescia, erano rapporti di polizia dattiloscritti che venivano redatti e quotidianamente inviati, in via riservata, al Duce, al Comandante Generale della G.N.R., Renato Ricci, al Tenente Generale Niccolò Nicchiarelli ed a pochi altri gerarchi fascisti. Tale documentazione è stata informatizzata. Nel loro sito si legge che “l'informatizzazione del Fondo Notiziari della Guardia Nazionale Repubblicana", realizzato grazie al contributo della Fondazione CARIPLO, ha reso i Notiziari della G.N.R. integralmente e facilmente consultabili, e l'operazione è consistita nella riproduzione digitale dell'intero Fondo, comprendente 14.542 carte, tra cui vari allegati e circa 300 sono solo le notizie su Gorizia, anche se alcune ripetute più volte. La prima notizia di tale organo è del 3 dicembre 1943. Si legge che “un nucleo di di partigiani attaccava la scorta ad una autovettura germanica, composta da due legionari”. Sarà, questa, una delle pochissime volte ove i partigiani verranno chiamati in questo modo. Ciò perché nella quasi totalità dei documenti verranno identificati come “banditi, ribelli, o banditi slavo-comunisti o fuori-legge, come nel documento del 18 dicembre del 1943 ove si riportava che “ banditi slavo comunisti attaccavano un gruppo di bersaglieri”. L'ultimo atto sarà, invece,quello datato 30 marzo del 1945 ove si parlerà dell'arresto, avvenuto il 29 gennaio  a Gorizia da parte del battaglione Mussolini nei confronti di Dante Costantini ritenuto “responsabile di numerosi delitti nei confronti delle forze germaniche”. Quasi tutti i notiziari sono classificati o come “Attività dei banditi e dei ribelli” o come “ Operazioni contro banditi e ribelli “. E' nel primo caso che viene inquadrato il fatto del 5 agosto del 1944, ove emergono dettagli importanti. Prima di parlare di questa vicenda è il caso di evidenziare che la quasi totalità delle azioni partigiane, come riportate nel notiziario, erano incentrate in attività di sabotaggi, diverse sono gli attacchi alla linea ferroviaria. Gorizia, in quel periodo, in base a quanto veniva riferito vedeva “la popolazione essere indifferente verso il nuovo regime”, ma rigide e rigorose erano le disposizioni emanate. Per esempio il Prefetto di Gorizia il giorno 18 maggio del 1944 intimava i proprietari degli immobili ove venivano effettuate scritte contro il regime e per la resistenza, entro 24 ore a rimuoverle. Tale ordine del Prefetto nasceva per sollecitazione dei Domobranci e coloro che venivano individuati mentre scrivevano sui muri rischiavano la fucilazione, come condanna, chi si opponeva alla cancellazione, invece, una pesante multa. Gorizia, in base a quel notiziario, da prendere ovviamente con le pinze, anche se per alcuni riscontri che ho effettuato su variegate e diversificate vicende, i fatti oggettivi sembrano coincidere con altra documentazione, a Gorizia contava 1500 iscritti il Partito fascista repubblicano mentre l'opera nazionale Balilla ne contava 2000 . Questo quanto riportato nel notiziario del giugno del 1944.
Una nota del 21 luglio del 1944  rileva che "venivano arrestati a Gorizia dalla polizia tedesca due membri del Triumvirato della federazione repubblicana dei fasci di combattimento". 
Ed il 5 agosto del 1944, “alle ore 17.30 scoppiava una bomba ad orologeria nell'interno del teatro Verdi di Gorizia, a quell'ora affollato di donne e bambini. Rimanevano ferite 10 persone fra le quali due gravemente e decedevano poi all'ospedale. Altra bomba inesplosa veniva rinvenuta nella galleria dello stesso Teatro”. Come anticipato, tale notizia veniva classificata come attività di banditi e ribelli ma senza specificare chi abbia compiuto tale attentato. Il volgo ha sempre tramandato che la responsabilità fosse dei fascisti e chissà che non sia da leggere anche in relazione in merito alla nota del 21 luglio del 1944. Si deve anche segnalare che non viene menzionato l'attentato al tempietto circolare del Parco della Rimembranza di Gorizia, probabilmente perché, come diversi elementi indiziari nel corso del tempo hanno sostenuto, compiuto dai domobranci, alleati al regime che opprimeva Gorizia e l'Italia, fino alla liberazione come avvenuta nel 1945.  Devo segnalare che il 29 agosto del 1944 a Gorizia ci sarà un pesante bombardamento che colpirà, danneggiandolo, anche il cimitero militare della guerra 1915/1918.
Marco Barone

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