C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Questione profughi Gorizia: "anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti"



Nel 2014, vista la oramai nota presa di posizione del Comune di Gorizia, che ha creato quello che possiamo definire come il nuovo muro di Gorizia, sulla questione richiedenti asilo “fuori convenzione”, cioè che si trovano in mezzo alla strada senza alcun tipo di soccorso, nasceva per impulso della Provincia di Gorizia il noto campo che accoglieva per qualche tempo diversi richiedenti asilo senza un tetto. Ed allora in coordinamento con la Prefettura la Provincia di Gorizia individuava in un'area di sua proprietà, il campo sportivo di via Brass a Gorizia, un sito alternativo dove poter ospitare con i necessari requisiti di sicurezza e igiene le persone ancora accampate nell'alveo dell'Isonzo, tramite la realizzazione di una contenuta struttura campale. Sul sito della Regione si legge che “questa risultava l'unica soluzione sul tavolo alla data del 12 settembre, non avendo il Comune di Gorizia individuato alcuna alternativa all'accampamento improvvisato sull'Isonzo, né modalità di assistenza e soccorso da prestare ai richiedenti asilo. Sabato 13 settembre, dopo una riunione operativa di verifica tra la Protezione civile regionale e la Provincia di Gorizia, sono stati, come da prassi, allertati i coordinatori dei Gruppi comunali di Protezione civile dei Comuni di Gorizia, Gradisca d'Isonzo, Romans d'Isonzo, Mariano del Friuli e Farra d'Isonzo, chiedendo la loro disponibilità ad allestire il giorno dopo il campo dei richiedenti asilo nel sito di proprietà della Provincia”. Cosa è mutato dal quel 2014 ad oggi? La problematicità era la stessa, anzi quella di questi ultimi mesi forse anche più consistente. Oltre a dichiarazioni sulla stampa ci si chiede perché è venuto meno quello spirito d'iniziativa che ha caratterizzato il recentissimo passato? Come è noto il 14 ottobre, siamo stati ricevuti dal Prefetto, era presente anche il Questore di Gorizia. Dopo il primo incontro del 9 ottobre, che è stato determinante per dare una svegliata al sistema, si è messa in moto la macchina. In concomitanza con tale incontro si è verificata la nota questione sulle rive del fiume. Eravamo in Prefettura ed arriva una telefonata di richiesta di aiuto. In tempo reale verranno chiamati dal Questore i soccorsi, i vigili del fuoco ecc che hanno supportato i volontari ed alcuni attivisti che erano già giunti sul posto. In tale occasione è stato riferito al Prefetto che vi era la possibilità di avere uno spazio da parte della Provincia, ciò è stato detto perché sono state date specifiche garanzie, certo verbali, ma la fiducia era fiducia, da parte di una persona nota e che ha anche un ruolo istituzionale. La Prefettura, quando è stata sollecitata ad intervenire, stante quanto prospettato invitandola a contattare la Provincia, ha fatto presente, in sede di colloquio, che ci sono delle procedure da rispettare e che deve essere la Provincia a farsi avanti e che non sarebbero emerse obiezioni. Il giorno dopo cosa si legge sulla stampa? Che il Presidente della Provincia ha dichiarato quanto segue: «di non aver mai messo a disposizione della Prefettura alcuna palestra per i richiedenti asilo. Ogni notizia in merito è totalmente priva di fondamento, anche perché la Prefettura non ha mai fatto richiesta in tale senso. La proposta del consigliere Stefano Cosma, concordata con la giunta provinciale, riguarda l’offerta del Padiglione A presente al Parco Basaglia, di proprietà della Provincia». «Questa offerta è stata presentata sulla base di una leale collaborazione tra istituzioni in una situazione emergenziale. Tale offerta sarebbe stata valida solo se la Prefettura ci avesse fatto espressa richiesta scritta, specificando il periodo e le forme di gestione previste. Tale richiesta non è mai pervenuta: è improprio anche parlare di accordo non andato a buon fine». 
Ora poniamo che l'iniziativa dovesse prenderla la Prefettura come da normativa vigente, e che per ragioni varie e non accettabili questa è tardata ad arrivare, vista la situazione emergenziale, per le pessime condizioni meteo, vista la perdurante omissione di soccorso che sussisteva nei confronti dei richiedenti asilo lasciati per mesi in mezzo alla strada, e solo i volontari hanno evitato il peggio, è mai stata formalizzata per iscritto una proposta od anche una rimostranza da parte della Provincia o della Regione alla Prefettura? Perché muoversi solo nel pomeriggio del 14 ottobre tramite il consigliere provinciale Cosma quando oramai i giochi, se così possiamo definirli, erano fatti?  E' mai stata sollecitata per iscritto la Prefettura, da parte della Provincia o Regione, ad intervenire, avviando attività di coordinamento, per cercare di porre un rimedio alla situazione come emersa in città? E' mai stata sollecitata formalmente, e non tramite interventi sulla stampa, la Prefettura ad intervenire, ad agire? E' stato avviato in questo periodo un Tavolo finalizzato ad affrontare la citata emergenza, con Istituzioni, Enti locali e soggetti del mondo del volontariato e della cooperazione sociale? Per affrontare l’urgente e temporanea sistemazione dei cittadini stranieri richiedenti asilo che si trovano in stato di grave indigenza o vulnerabilità? O ci si è persi tutti dietro la solita burocrazia? Di chi per primo doveva prendere l'iniziativa per poi arrivare ai fatti di questo metà ottobre ? E nel mentre di questa ignobile partita a ping pong i richiedenti asilo continuavano a rimanere nel bel mezzo della strada. Certo, è ben noto quali siano le competenze della Provincia e della Regione in materia, così come evidenti sono le responsabilità di questa amministrazione comunale di Gorizia, ma quanto accaduto nel 2014 ha insegnato che se sussiste la volontà si può ben andare oltre la triste burocrazia. E nel mentre volano accuse da parte di diverse realtà contro tutti assolvendo solo se stessi, ad oggi i richiedenti asilo un tetto ove dormire lo hanno trovato e non per "merito" del Comune, della Regione o della Provincia o della Chiesa. Non è una soluzione che piace, e non deve neanche piacere, non può essere quella del CARA una soluzione definitiva, e su questo si è tutti concordi, così come è chiaro che le cose devono mutare, non è più neanche possibile a parer mio che continui il mondo del volontariato a colmare le lacune delle Autorità competenti, che continui a colmare un vuoto allucinante che si è venuto a determinare a Gorizia e provincia. Si devono rimettere i canonici puntini sulle I, altrimenti si continuerà ad andare avanti alla giornata ripetendo i medesimi errori o le medesime omissioni. E' necessario avviare urgentemente un Tavolo che coinvolga tutte le realtà interessate per cercare di affrontare in modo definitivo questa situazione, ponendo da parte particolarismi ed interessi vari, ed avendo come unico scopo quello di riuscire a garantire una dignitosa accoglienza a chi giunge nella nostra provincia in qualità di richiedente asilo e non solo, come da normativa, e soprattutto che abbia luogo un processo di reale integrazione. Non è e non sarà più accettabile vedere richiedenti asilo abbandonati a se stessi ed in balia della strada, così come non è più tollerabile assistere a processi di de-responsabilizzazione, siano essi politici che etici che giuridici, quando si ricoprono ruoli istituzionali e/o politici ed incarichi di una certa rilevanza, perché, come diceva una nota canzone anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti.

Marco Barone 


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