Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La commissione parlamentare di inchiesta su Aldo Moro è lontana dalla verità o vicina alla verità?




Il componente della Commissione, parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Gero Grassi, rivolgendosi al Dott. Pignatone, nell'audizione del 21 ottobre 2015, dichiara che “ come Commissione, noi fondiamo la nostra esistenza sul presupposto, derivante dall'approvazione della legge lo Stato, che la verità sul caso Moro non c’è ancora. Il nostro obiettivo, ovviamente, nel pieno rispetto della divisione dei poteri, principio ultimamente abbastanza violato, non è quello di fare un'indagine giudiziaria. Il nostro obiettivo è diverso ed è di raggiungere una verità storica che possa essere trasferita al Paese, non tanto per rimediare ai guai del passato, quanto per evitare quelli del futuro. Se poi quello che noi facciamo produce implicazioni di natura giudiziaria, spetta a voi valutare e procedere.  (..) Un anno di esperienza in questa Commissione ci induce a ritenere – molto più di quello che abbiamo pensato, scritto e approvato in occasione della legge – che dalla verità siamo lontani, ma ci induce anche a poter dire, con un'approssimazione che può variare da parlamentare a parlamentare all'interno della Commissione, ma che mai potrà avvicinarsi allo zero, che questi trentasette anni sono stati caratterizzati da omissioni e azioni dilatorie, per dirla «da siciliano», di componenti diverse dello Stato che hanno fatto finta di non capire, di non vedere e di non sentire. Ho detto «siciliano» con rispetto per la provenienza regionale del dottor Pignatone, anche perché è notorio che ha svolto grande opera meritoria in Sicilia per un lungo periodo.  La domanda che le faccio – ovviamente, capisco che la sua possa essere una risposta a sensazione – mi serve per suffragare anche l'impegno e la volontà che noi mettiamo nel raggiungimento di questo obiettivo. Lei, che per pochi anni si è interessato del caso Moro, da quando è venuto a Roma, ritiene che ci siano margini di miglioramento sulla strada della verità ? Le faccio questa domanda, che può sembrare ingenua, perché sono interessato, da un lato, a conoscere la sua opinione e, dall'altro, a smentire anche suoi colleghi che in questa e in altre sedi hanno usato, dal punto di vista del rispetto istituzionale, turpiloquio nei confronti della Commissione, dicendoci che stiamo raggiungendo una verità che si conosce ormai da trentasei anni.  Non so se sono stato sufficientemente chiaro. Comunque la ringrazio della sua disponibilità”. 
Dunque è vicina alla verità? O lontana dalla verità che storicamente è nota e  che contrasta con quella giudiziaria? Quella che tutti sanno ma che nessuno è in grado di provare? Tra menzogne di brigatisti, coinvolgimenti di servizi di chissà quanti Paesi, persone manipolate, sviamenti, linguaggi in codice, per arrivare al dunque, uccidere una persona scomoda per tanti per diverse ragioni, magari di Stato? Già, ragioni di Stato. Quali poi sono queste ragioni di Stato è tutto da comprendere. 
Intanto, il Presidente della Commissione ha concluso l'audizione ricordando che “ Poiché nella nostra serie di indagini abbiamo trovato profili di DNA, gli manderemo una lettera per richiedergli di fare gli accertamenti su tutti i brigatisti che, in base alle sentenze, risultano coinvolti nel caso Moro”. Probabilmente questa sarà l'ultima Commissione d'inchiesta sul Caso Moro, ma non riuscirà a mettere la parola fine su questa vicenda, perché sono trascorsi pochi anni dal fatto, perché la maggior parte delle persone coinvolte sono ancora vive, hanno ruoli variegati in questa nostra cattiva società italiana, perché gli equilibri di poteri, pur con qualche turbolenza, alla fine sono rimasti invariati.

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