Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia, ma l'estrema destra può continuare a fare quello che vuole?

Gorizia, chi ti chiama maledetta, chi santa, per me sei una Signora raffinata senza età, Signora d'Italia, città simbolo di quella pace Adriatica sopravvissuta alle turbolenze della guerra fredda prima e tremenda e violenta dissoluzione della Jugoslavia, poi.  Città d'Europa, città che su 2790 chilometri quadrati di territorio complessivo, dopo il '47 ne aveva solo 240, su 42 comuni che componevano la originaria provincia ne rimanevano solo 9, per poi arrivare alla composizione attuale, e ad un nuovo smembramento territoriale, destra e sinistra Isonzo, alto o basso isontino, nuovamente divisi dalla volontà dell'antidemocratico sistema decisionista che avanza e si impone, con forza. Frammentazione, divisione che altro effetto non ha che rinchiudere questa città in una cella periferica, senza più nulla contare. E nel mentre di ciò, è diventata, tristemente, laboratorio per l'estrema destra, per quella che orgogliosamente si definisce d'ispirazione fascista, che ciò lo vede come un dono, come se il fascismo non avesse già causato danni, morte ed atrocità a Gorizia. Insulto alla sua dignità.  Per arrivare alla provocazione indegna per una società civile, democratica, che voglia realmente ritrovarsi nell'articolo primo della Carta europea dei diritti dell'Uomo , lì ove si dice e scrive che la dignità umana è inviolabile. Che essa deve essere rispettata e tutelata. Gorizia, Signora d'Italia, simbolo della pace Adriatica dalla quale è nata l'Europa, l'Europa senza più confini, ma che vede il sollevarsi di nuovi e orribili muri. Muri che respingono l'accoglienza, il soccorso umanitario, il sogno europeo che migliaia di migliaia di persone vivono, inseguono. E che vogliamo loro negare, negando e tradendo i principi fondamentali dell'Europa ma anche della nostra Carta Costituzionale. Non sono bastati oltre 3mila morti risucchiati dal Mediterraneo, il morto di questa estate di Gorizia, od il trattamento degradante che per mesi e mesi i richiedenti asilo hanno dovuto patire, no.  Ed in tale indecenza assoluta chi ha promosso la provocazione nefasta di questo fine ottobre, che vorrebbe addirittura partire con un corteo dalla Casa Rossa, ha condiviso per diverse ore sulla pagina facebook dell'evento nero la foto di Zmago Jelincic, noto appassionato di armi, segretario del Partito nazionale sloveno, di estrema destra, mentre spara.

E sarebbe l'ospite di onore in tale iniziativa. Ma parlano anche di barbari in quella pagina, riferendosi ai profughi in fuga da guerre determinate dall'Occidente, oppure vi è chi commenta scrivendo in caratteri cubitali “eliminare questi animali”. Vi sarebbero una infinità di motivi per vietare questa oscenità, pur essendo consapevole che trattasi di forze praticamente inesistenti nel goriziano, basterebbero alcuni principi della nostra Costituzione, andrebbero valutate anche specifiche Leggi penali, che esistono, in materia. Certo, si dirà che l'antifascismo non si delega. Ed infatti non è una delega, perché le Istituzioni repubblicane nascono anche grazie alla resistenza, alla nostra Costituzione scritta anche con il contributo dell'antifascismo, e si deve operare affinché le Istituzioni respingano certe manifestazioni che contrastano apertamente con la nostra Costituzione, a prescindere dalla consistenza numerica che queste avranno, a prescindere dalla sussistenza politica territoriale di certi e dati gruppetti. Ma di motivi ve ne sarebbero a centinaia, per una banale ma importante e delicata questione di ordine pubblico, Gorizia ospita la Commissione territoriale, vi sono centinaia di richiedenti asilo in città, e sapere che a Gorizia verranno a manifestare persone, anche da fuori regione, per chiedere l'applicazione della soluzione del muro Ungherese, che contrasta contro ogni principio umanitario, che vengono a manifestare contro i richiedenti asilo, ben tenendo conto delle provocazioni come prima evidenziate, sono cose  che non dovrebbero  più esistere e semplicemente fare inorridire. Ma anche per una questione di dignità. Gorizia vuole continuare ad essere laboratorio per le peggiori istanze sociali, e politiche di questa società? Vuole continuare a dare spazio a soggettività che minano i principi fondamentali della Pace Adriatica, vuole continuare a dare ospitalità, nelle proprie strade, vie e piazze e locali a realtà la cui presenza si scontra con la dignità di questa città, con quel futuro che con fatica cerca di edificare, nella consapevolezza delle tremende difficoltà di questo nuovo secolo? Gorizia né santa né maledetta, raffinata signora senza età, che deve ora però alzare la voce per dire semplicemente basta a tutto ciò. Non è più tollerabile e possibile che l'estrema destra in questa città possa fare tutto quello che vuole, e non basteranno delle semplici prescrizioni, così come sono stati dati fogli di via ai due casapoundisti in relazione alle provocazioni del 19 settembre per i fatti di piazza del Municipio, che sia Gorizia a sancire in via permanente un cartellino rosso nei confronti di queste persone, di certe e specifiche e note reazionarie realtà, che con il loro comportamento, con le loro iniziative offendono e mettono in pericolo i principi fondamentali della nostra Costituzione, e che solo male e danno provocano alla nostra piccola ma importante città di confine e frontiera.

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