Andare avanti con il passo del gambero..c'erano una volta i bunker della guerra fredda e GLADIO

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L'organizzazione GLADIO fu voluta non tanto dalla NATO ma dagli americani per costituire un gruppo paramilitare, clandestino e incostituzionale, di migliaia di persone, prevalentemente civili, pronto ad intervenire in caso di invasione da parte dei comunisti jugoslavi od eventualmente sovietici. Come la storia ha insegnato non ci fu alcuna invasione, ma i rapporti tra pezzi di GLADIO e la strategia della tensione rimangono una delle pagine più nebulose della storia repubblicana italiana su cui probabilmente non ci sarà mai piena verità. Collisioni tra massoneria, servizi deviati, neofascisti, con l'obiettivo unico di non consentire l'avanzata del comunismo in Italia ed in Europa, perchè Stay Behind era presente ovunque non solo in Italia, ma quello che accadde in Italia non ebbe eguali nel resto d'Europa.    Attraversando il Carso, devastato dalle trincee, può capitare di imbattersi anche in  alcuni bunker della guerra fredda che dovevano essere utilizzati per cercare d

Quasi 4 mila i caduti,dispersi e vittime civili della provincia di Gorizia nella II guerra mondiale

L'Istituto friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, nel 1990, ha pubblicato il volume riguardante l'attuale provincia di Gorizia comprendente i dati relativi ai caduti, dispersi, vittime nella e della seconda guerra mondiale, con riferimento ai soli cittadini residenti o domiciliati nei rispettivi Comuni. 3842 è il totale. Un totale che impressiona che vede 1127 caduti tra le forze armate del Regno, 5 del corpo italiano di liberazione,737 delle forze della resistenza,175 delle forze armate della repubblica sociale italiana,76 della milizia di difesa territoriale,19 della guardia civica, 5 i vigili del fuoco, 474 dell'esercito popolare liberazione Jugoslavia, 11 delle forze armate tedesche,1 dei domobranci, e ben 1212 i civili. Se a questi dati si aggiungono quelli che riguardano coloro che non erano residenti o domiciliati nei Comuni citati, il numero sale e di molto.
I dati specifici interessano caduti, dispersi e vittime civili la cui data di morte è compresa entro il 31 dicembre del 1947. Per la città di Gorizia, che come è noto dopo il trattato di pace del '47 ha perso buona parte delle sue frazioni e del suo territorio, si è tenuto conto dell'interezza della città, dell'unità comunale quale era prima del trattato di pace, stesso discorso per i Comuni di Dolegna del Collio, Merna, San Martino di Quisca, per il resto, i dati riguardano l'attuale provincia di Gorizia, si pensi, per esempio che Ronchi fino al '47 faceva parte della provincia di Trieste, ma in tale studio, non avendo questo Comune e non solo questo, visto smembrato il suo assetto unitario a livello territoriale, è stato possibile, dunque, farlo rientrare nella provincia di Gorizia ai fini del citato e difficile ed anche doloroso studio. A parte il Comune di Capriva e Marano del Friuli, Medea, Moraro, Romans, Sagrado, San Canzian, San Lorenzo Isontino,San Pier, Staranzano Turriaco, Villesse, in tutti i restanti Comuni della provincia di Gorizia, vi sono stati caduti,e /o dispersi appartenenti all'esercito popolare di liberazione Jugoslava,solo a Gorizia sono stati 307, per un totale di 1918 vittime in base ai parametri e dati come prima in premessa evidenziati.
Impressionante è anche il numero di civili morti, residenti o domiciliati in città, 772 è il numero che viene riportato, 4 solamente gli appartenenti alle forze naziste, 112 alla repubblica sociale italiana, 55 alla milizia difesa territoriale, 97 alla resistenza e 552 alle forze armate del regno, 5 i vigili del fuoco caduti tutti per mano delle forze cetniche, una sola vittima appartenente ai domobranci, l'unica residente o domiciliata in tutta la provincia di Gorizia, e 13 appartenenti alla guardia civica.Impressiona la composizione sociale di questi caduti,di queste vittime, di questi morti e dispersi che ora voglio riportare, con riferimento alla sola città di Gorizia: si va dall'insegnante al commesso, al portalettere, al falegname, al contadino, al portiere d'albergo, dalla casalinga allo studente, dal ragioniere al droghiere, dal meccanico, all'agente di PS, dall'impiegata al militare, dal muratore all'industriale, dal ferroviere al pensionato, dal portinaio al carabiniere, dal medico al procuratore legale, dalla sarta  al tappezziere, dall'autista al fuochista, dal fattorino  al bracciante, dal rilegatore  al vigile urbano, dal finanziere all'operaio, dal calzolaio al fabbro, dal fonditore all'ebanista, dal panettiere all'ufficiale di marina mercantile, dal vigile del fuoco all'elettricista, dall'apprendista al carrettiere, dal fornaio al manovale, dal macellaio all'oste, e poi ancora geometra, ingegnere, musicista, operatore cinematografico, carpentiere, filatrice, fiorista, disegnatore, negoziante, ispettore didattico, cantoniere, telefonista, artigiano, veterinario, fumista, levatrice, pittore, bidello, imbianchino, farmacista, ferroviere, marittimo, rappresentante, possidente, avvocato, chimico, pasticcere, orefice, capostazione, barbiere, gerente ufficio viaggi, mezzadro, ragioniere, maniscalco, mattonaio, architetto, fotografo, religioso, giardiniere, tubista, mediatore, scalpellino...
Praticamente non vi è stato alcun settore sociale, lavorativo che non sia stato coinvolto e o travolto dalle vicende della seconda guerra mondiale. Interessanti ed importanti i dati anche di Monfalcone, 492 sono le vittime totali residenti o domiciliate a Monfalcone, di cui 113 appartenenti alle forze armate del Regno, 211 alle forze della Resistenza, 3 all'esercito popolare liberazione Jugoslava e ben 143 i civili,16 appartenenti alla forze della repubblica sociale italiana e 6 alla milizia difesa territoriale, mentre nella vicina Ronchi, 4 appartenenti all'esercito liberazione jugoslava su un totale di 231 vittime, di cui ben 27 i civili 143 forze della resistenza, 48 delle forze armate del Regno e via dicendo. Non è un semplice libro di statistica. Dietro ad ogni nome, una data, una professione, vi è una storia, una storia di persone che hanno fatto una scelta di vita, altre che sono state travolte da eventi catastrofici, altre che non hanno avuto alcuna possibilità di scelta, e non può ciò lasciare indifferenti, soprattutto oggi, ove la banalità della semplificazione, il nozionismo esasperato, l'omologazione, l'ignoranza diffusa, la così detta memoria condivisa che rischia, in via faziosa, di sdoganare i nuovi e vecchi fascismi, conducono ad intolleranze, all'odio, al ritorno di sistemi reazionari, al ritorno di situazioni che dal 1945 diciamo e ripetiamo che mai più devono ripetersi, ma il rischio, che queste abbiano nuovamente corso, forse in modo apparentemente diverso, ma sostanzialmente invariato, mai quanto in questi anni del terzo millennio, è concreto.

Marco Barone

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