Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La migliore vita è di qua o di là? Ha ragione Grassi o Fioroni?


Durante la seduta del 7 luglio 2015 nel corso dell'attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, Gero Grassi, del Pd, comunica di aver appreso solo in tal momento della scomparsa di Tindari Baglione, affermando categoricamente che è passato a peggior vita. Probabilmente stizzito, il Presidente della Commissione, quale Fioroni, dirà: Può darsi anche a miglior vita.
No, replicherà Gero Grassi, “io dico a peggiore, presidente. Non rientro nella categoria degli ipocriti. La miglior vita è quella di qua. Quella di lì aspettiamo quando arriva, ma la miglior vita è quella di qua”.
E come dargli torto? La vita è una, è questa, quella che ora si vive, punto. Ma dall'alto della sua presidenza, Fioroni: “Poiché lei non parla ex cathedra, questo sarà opinabile”. E Gero Grassi concluderà: “Certo, non c’è dubbio. Sono opinioni diverse. Io la miglior vita la voglio vivere qua. Di là, quando ci andiamo, poi ne ragioniamo”. 
Certo, ne ragioniamo, la prossima vita magari. E per fortuna che i lavori della Commissione poi hanno ripreso il loro ordinario corso.

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