Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Che anche Trieste abbia il suo “Binario 21”


Trieste è, per alcuni aspetti, città della memoria, una memoria che muta la sua visione e rappresentazione dalla prospettiva con la quale si inquadra l'evento storico, politico, sociale accaduto.
Però, vi sono alcuni drammi, alcuni eventi, alcune bestialità, che hanno una sola prospettiva, e mi riferisco alle deportazioni nei campi nazisti accadute dal '43 in poi. Deportazioni che hanno visto luoghi importanti della città fungere da binario verso la disumanità. Presso la stazione di Trieste vi è collegata una targa che ricorda la partenza dei convogli dei deportati verso i campi nazisti, dal settembre 1943 al febbraio 1945. In mente vengono soprattutto le vili deportazioni che hanno riguardato gli ebrei, a partire da quel maledetto 7 dicembre del 1943, giorno in cui ebbe inizio il primo viaggio della morte dalla nostra città destinato ad Auschwitz. 159 furono le persone che salirono su carri bestiami, solo 9 fecero ritorno alla fine della guerra. Anche tanti deportati politici, partirono dai binari commerciali dell'area dell'Ex Silos, "per non essere visti", una targa, collocata dall'ADPPIA, ricorda che nei venti mesi di occupazione tedesca (1943/45) partì da quel luogo, la maggior parte dei trasporti della morte diretti dall'Italia ai campi di sterminio nazisti. Chi giungeva dal Coroneo, chi dalla Risiera. Chi pensava di andare in Germania, e viaggiava anche con i vagoni aperti e neanche tentò la fuga, tanto era il convincimento di andare ad incontrare una esperienza di vita diversa rispetto alla follia di sterminio nazista che poi sarebbe venuta.
Chi, invece, come ricorda la testimonianza Branka Maricic di Fiume “quando gli ebrei se ne andarono con il treno si accomiatarono da noi dicendoci: "beati voi che rimanete". Sapevano dove li stavano portando e che cosa li attendeva”. E' importante avere dei simboli, è importante avere dei luoghi che si possano toccare, vivere, perché la percezione sensoriale può essere determinante per l'affermazione della via maestra, quella che ripudia ogni razzismo,fascismo e nazismo e favorisca l'unione tra i popoli in questo nuovo millennio. E Trieste è non solo ponte e porta dei popoli, ma anche l'ultima stazione della città d'Italia e la prima e l'unica città ove vennero proclamate le leggi razziali del '38 che in un certo senso vennero anticipate in questa fetta di Confine Orientale sin dall'avvento del Regno d'Italia contro sloveni e croati.
Ora, Trieste si appresta a fare un salto, per la vita della sua economia e suo sviluppo, a dir poco importante. Il progresso arriva, bussa alle porte della Trieste del terzo millennio. 
Ma il progresso, le innovazioni non devono travolgere e seppellire ciò che è stato, violenze e barbarie compiute contro ebrei,antifascisti,comunisti,anarchici,testimoni di Geova, omosessuali, Rom, Sinti, disabili... dovranno essere ricordate anche attraverso luoghi e non solo lapidi, proprio perché ciò che è stato non abbia più modo di riproporsi in nessun modo. 
Proprio perché ciò che è stato possa anche colpire profondamente nell'animo dell'ignaro passante o viaggiatore, in un tempo ove la memoria è breve se non addirittura inesistente.
Certo l'ideale sarebbe la realizzazione di un luogo che raccontasse tutto quello che è accaduto a Trieste a partire dall'avvento del Regno d'Italia in poi, perché vi è stata una continuità allucinante, ma tremendamente reale. 
Ma i tempi per la realizzazione di ciò sembrano non essere ancora maturi. Maturi lo sono invece per condurre anche a Trieste la positiva esperienza di Milano quale quella relativa al binario 21 collocato sotto la stazione Centrale. Il Binario 21 è il luogo da cui ebbe inizio l’orrore della Shoah in quella città.Sarebbe importante che anche Trieste possa avere il suo “binario 21”, un suo memoriale, attraverso un binario anche “virtuale” che possa unire i viaggi dai binari commerciali dall'ex Silos con quelli dalla Stazione centrale per la conservazione perenne della memoria per favorire la realizzazione di uno spazio per la convivenza civile, come accade in modo efficace a Milano con il Memoriale della Shoah . 
E di spazi vuoti, anche all'interno della Stazione, ve ne sarebbero, però faccio mio l'appello di Gianni Peteani come pronunciato al II° Seminario“Convivere con Auschwitz”, evento organizzato dall'Università di Trieste, in questo 2015:“A Trieste, noi oggi lanciamo la proposta di realizzare un’area della Memoria nella Stazione ferroviaria Centrale, o presso il “Silos”, area adiacente, allora atta a celare il crimine. Dopo anni di oblio, propriamente in direzione del “Silos” si stanno ufficializzando nuovi progetti di riqualificazione. Ci appelliamo al prestigio di una Politica della Cultura e del rinnovamento affinché questa proposta assuma connotazione condivisa, di ampio richiamo storico/morale/educazionale/sociale”. Senza dimenticare, tra le altre cose che presso il Museo ferroviario di Trieste è presente la sola locomotiva a vapore prodotta dal Reich rimasta in suolo italiano.

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