Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il razzismo fascista, Trieste il 18 settembre 1938, una preziosa testimonianza storica

 
Claudio Venza, ricollegandosi all'intervento di Camerini, che apre il libro il razzismo fascista, Trieste il 18 settembre 1938 edizione Storia Kappa VU in collaborazione con i cittadini liberi ed eguali di Trieste, dicembre 2014 , evidenzia che il volume raccoglie i testi presentati al convegno del 19 settembre 2013, presso il circolo della Stampa di Trieste ed ha un chiaro scopo divulgativo per contrastare "l'identificazione acritica delle masse", per "costituire un sincero contributo a tale battaglia di coscienza morale ancor più che storica e politica" . Vari sono gli interventi, come varie sono le riflessioni che potranno emergere pur seguendo un solo filo conduttore, quello che ha portato al 18 settembre del '38 ed ai suoi perché.
Cossu ricorderà che coloro che si resero artefici del manifesto sulla razza, tra paradossi, vizi di forma e volontà innocentiste del sistema, non vennero sostanzialmente puniti. E nel paradosso della reazione ecco che in Italia ci sono “24 strade e piazze dedicate ad Almirante, redattore della difesa della Razza”, ad esempio e non solo, ovviamente. D'altronde non casualmente colui che svolse l'incarico di presidente nel Tribunale della Razza venne nominato come giudice nella prima Corte Costituzionale che si formò in Italia nel 1955
Silvia Bon si soffermerà sulla persecuzione anti-ebraica a Trieste sottolineando che prima della promulgazione delle leggi razziali venne realizzato uno specifico censimento, quello dell'agosto del 1938. Lo scopo del censimento era di quantificare gli ebrei a Trieste ed i numeri emersi ruotavano intorno alla considerevole cifra di 8 mila persone. 
Anna Maria Vinci evidenzierà come le persecuzioni a Trieste ed in regione fossero già iniziate ben prima, contro gli sloveni e non a caso l'infamia delle leggi razziali accadde proprio a Trieste, perché città che aveva iniziato a conoscere cosa significasse italianizzazione sulla pelle di comunità da sempre parte integrante di questo territorio.  Non a caso e de facto le leggi razziali vennero anticipate proprio nella Venezia Giulia, contro sloveni, croati, contro minoranze reputate barbare ed inferiori, prima di trovare la loro massima elevazione di bestialità con l'annuncio in quella piazza dell'unità di Trieste radiante, in quel cupo momento, razzismo e ferocia . 
Simone Roato ricorderà l'importanza della vicenda del processo Eichmann determinante per la frantumazione del muro del silenzio sulla persecuzione razziale accaduta, Gaetano Dato incentrerà la sua riflessione sulla Risiera di Trieste. Emergerà l'importantissimo ruolo svolto dalle donne antifasciste italo-slave dell'UDAIS, saranno le donne a battersi per non far cadere nell'oblio la Risiera, che per ragioni variegate, siano essere strategiche, che di becero opportunismo politico, in sostanza sino alla permanenza delle truppe alleate rimase una questione conosciuta da pochi. Così come è conosciuto da pochi che i primi ad entrare in Risiera furono i partigiani jugoslavi e che buona parte del materiale raccolto è conservato a Lubiana.
Stanka Hrovatin ricorderà che “non fu nel 1938 che lo Stato italiano-allora fascista- iniziò a perseguitare i cittadini ideologici, almeno all'inizio, ma per motivi etnici e ciò ben prima dell'avvento del fascismo. Basti pensare che nel 1866, con l'annessione del Veneto e del Friuli occidentale, lo Stato italiano soppresse l'autonomia amministrativa, culturale, linguistica, cui, nel periodo veneziano, godevano gli sloveni delle valli del Natisone”. Vi saranno anche diverse testimonianze oltre a quella della Presidente dell'Anpi di Trieste. Crevatin, che si trovava a meno di venti passi dal dittatore, quel maledetto giorno, perché rappresentante dei marinaretti. “Ricordo l'emozione che provai nel salire la scalinata della tribuna sulla quale i moschettieri del duce prestavano il servizio d'onore(...) ma in seguito vedendo le smorfie e i gesti che faceva per accentuare il suo discorso divenni sempre più critico nei suoi confronti” sino al crollo di quell'immagine epica e mitica di Mussolini che era stata costruita dal regime. Bertocchi ricorda la piazza impazzita, di quel 18 settembre, “ che mi faceva ribrezzo e mi causava voltastomaco” Seguiranno poi alcune illustrazioni ed atti documentali di importante memoria storica. Insomma cento pagine di preziosa riflessione storica che devono aiutare a mantenere ferma nel tempo l'avversione verso ogni fascismo. 

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