C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

#Trieste #Trst solidarietà al presidente del Consiglio Comunale Furlanic per gli attacchi subiti


Tra chi dice e scrive che non è all'altezza di rappresentare Trieste, tra chi invoca il disonore in relazione alla carica esercitata, una quindicina di firme sono già pervenute per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale di Trieste Iztok Furlanic. I motivi di tanto vivo astio?
Una intervista pubblicata sul Piccolo di Trieste e l'aver pronunciato parole scomode al perbenismo nazionalistico italiano che questo 26 ottobre si appresta a festeggiare l'ennesimo anniversario del”ritorno” della città all'Italia. Peccato che tutto quello che ha caratterizzato il ritorno di Trieste all'Italia e le lotte violente che si sono affermate in nome e per conto della sua italianità vengono spesso metodicamente rimosse, censurate, gettate nel cestino. 
Oltre 500 giorni di violenza neofascista e nazionalista per l'italianità di Trieste sono cose che voi umani non dovete conoscere ma semplicemente ignorare, perché gli italiani sono brava gente, sono cose che non si devono né scrivere, né ricordare. 
Così come l'astio e l'odio nei confronti del comunismo jugoslavo è così oggi ancora vivo e vegeto, che praticamente a Trieste una consistente parte della politica e della società ha concentrato tutte le sue energie sulla questione dei 42 giorni di amministrazione jugoslava, mutati volutamente, per fini biblici e passionari, in 40 giorni ed in occupazione
Tutti i danni e le violenze cagionate dall'irredentismo estremo prima, fascismo poi e nazismo successivamente sembrano essere un nulla rispetto a quello che sarebbe accaduto a Trieste dal 1 maggio del 1945 al 12 giugno del 1945.
Addirittura è stata rispolverata la tesi che Trieste non sarebbe neanche stata liberata il 1 maggio, atto che si perfezionerà comunque il 2 maggio con la resa degli ultimi gruppetti di nazisti ad altre truppe alleate rispetto a quelle jugoslave ma il 30 aprile del 1945 da altre forze. Per non parlare di quella schizofrenia che vuole le truppe dei partigiani jugoslavi come occupanti e quelle angloamericane come amministratori, quando , in realtà, entrambe erano soggettività deputate all'amministrazione provvisoria della città e nel mese di ottobre del 1954 si registrerà un terzo passaggio di poteri a favore dell'amministrazione italiana, Italia che solo nel 1963, con la nascita della Regione FVG eserciterà l'effettiva sovranità su Trieste. 
Tre soggettività che avevano lo stesso ruolo, quale quello di amministratore provvisorio ma trattate in modo diverso, una diversità che ha visto gli artefici della liberazione di Trieste dal nazifascismo essere massacrati con falsità, decontestualizzazioni, meschinità senza alcun limite. Falsità e meschinità che vedono ancora oggi l'Istria o Fiume, ad esempio, essere contese e rivendicate dal nazionalismo italiano che attraverso leggi pessime e per nulla civili ed europee e rispettose della dignità e verità storica, strumentalizzano sofferenze e drammi personali per altri scopi, scopi che l'Italia non ha mai messo da parte sin dalla sua nascita da Paese “unito”, scopi che hanno comportato l'entrata in guerra, folle, ingiustificata, di questo Paese nella prima guerra mondiale mandando al macello migliaia e migliaia di giovani, retoricamente e vigliaccamente pianti, scopi che hanno comportato una pulizia etnica, sociale ed identitaria contro le comunità slave presenti nel Friuli Venezia Giulia, i cui germi della perfidia nazionalistica vennero già seminati con la pagliacciata della marcia di occupazione di Fiume, scopi che hanno comportato violenze, attentati, morti anche dopo la caduta formale del fascismo fino alla fine degli anni '70. Ebbene, l'aver detto, che “Quando si parla del 12 giugno 1945 come fine del secondo conflitto mondiale a Trieste si parla di un evento inesistente”, o che “una parte della città vede il Primo Maggio del 1945 come la Liberazione. L'esercito jugoslavo che entra in città era un esercito di liberazione. Così era considerato dagli anglo-americani. Non lo dico io. Lo dicevano Franklin D. Roosevelt e Winston Churchill” ed anche che “qualcuno forse dimentica che è stato l’esercito jugoslavo a liberare questa città dai nazisti”, ha comportato un putiferio nei confronti dell'attuale e forse ancora per poco Presidente del Consiglio Comunale di Trieste. Dire la verità, quella che scotta ai nazionalisti, al vittimismo nazionalista, al revisionismo estremo anticamera di ogni fascismo è ovviamente ancora oggi, specialmente nelle terre di confine un problema. Faccio mia questa frase di Furlanic, al quale manifesto la mia solidarietà: "Trst je nas! Trieste è nostra. Non solo italiana, ma anche slovena. Tutto qua.”


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