Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il cippo fascista sul Monte “sacro” di San Michele dedicato a Francesco Rismondo e la statua della madonna

Il Monte San Michele, nel goriziano, è diventato, dopo la prima guerra mondiale, per volontà fascista, simbolo sacro del riscatto nazionalistico italiano. Infatti, quando visiti quel luogo, dal quale si può osservare anche uno spicchio di Adriatico, oltre ad immense distese di natura, vivi tutta l'enfasi del nazionalismo epico che ancora vige indomito in questo Paese pur essendo nel 2014. Certo, per spirito di compensazione ci saranno cippi che ricorderanno caduti ungheresi od austriaci, ma poco o nulla rispetto alla vera sacralità da difendere e tramandare, quale quella del nazionalismo.


Anche la madonna è di parte ed è stata strumentalizzata per fini nazionalistici, infatti nel 1955 è stata posta una piccola statua dedicata alla madonna che deve benedire solo i caduti d'Italia e per l'Italia.

Uno dei cippi che carpirà l'attenzione, tra il vento carsico ed il silenzio nel nulla, sarà quello dedicato a Francesco Rismondo di Spalato. Si leggerà :“da questi epici gioghi tratto ferito al supplizio attestò con il martirio che la Dalmazia tutta è terra d'Italia. I Dalmati irredenti in fiduciosa attesa”. Ai lati di questa lapide ci sarà un fascio ed uno scudo crociato ed è dominata da una corona che ricorda quella di spine del Cristo.


D'altronde non è un mistero che l'irredentismo prima, il fascismo poi ed il nazionalismo ancora oggi abbiano fatto propri concetti della religione cattolica, del cristianesimo per adattarli alla causa dell'Italia. Martirio, passione, redenzione, sacrificio, crociata, quaresima di sangue, 42 giorni di amministrazione jugoslava a Trieste trasformati in 40 giorni di quaresima di sangue, sono tutti aspetti retorici che ancora oggi trovano affermazione. Quella di Francesco Rismondo  è una storia che ancora oggi attende la verità certa. Non si conosce con certezza come sia morto, in che occasione ed in quale circostanza e dove e quando. Eppure, nel dubbio di tutto ciò, delle certezze false, mistificatrici, sono emerse. Questo quanto si leggerà nella medaglia d'oro al valor militare: «Volontario di guerra, irredento, animato dal più alto patriottismo, nelle prime aspre lotte, sul Monte San Michele, combatteva accanitamente dando prova di mirabile slancio e di indomito ardimento, finché cadeva gravemente ferito. Catturato, riconosciuto dal nemico, affrontava serenamente il patibolo, confermando col martirio il suo sublime amor di patria.» —Monte San Michele, 21 luglio 1915 - Gorizia, 10 agosto 1915 . Nel 1923, fu assegnata una pensione straordinaria alla vedova di lui per questi motivi. Esistono a lui dedicate vie, viali, strade e tanto altro ancora e sul Monte nazionalistico San Michele, dichiarato zona sacra nel 1922, appunto, un cippo fascista, con la solita retorica irredentista. D'altronde in un Paese dopato dalla religione e di religione, quale l'Italia, non poteva che prevalere l'ipotesi del martirio, del martire per l'Italia e per quella Dalmazia che qualcuno ancora oggi osa rivendicare.


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