La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Trentatré petali di rosa



Le rose, della rosa, alla rosa, la rosa, o rosa, con la rosa . Ho conosciuto nello studio la rosa nella sua declinazione, in quel latino madre imposta della cultura che per storia e tradizione appartiene a queste terre. Ho conosciuto il suo profumo tra le campagne siciliane ed i promontori calabresi sino al confine d'Oriente pur vivendo in Occidente. Rosa che sorge spesso lì ove tramonta il sole dell'umanità, tra terre aride, terre violente, terre di rosa, terre di odio, terre di conquista, terre della contesa disumana. Ma esiste anche la rosa dell'occulto che tramite il codice del triangolo della rosa ti conduce nel culto del mistero. Dovrai manifestare gratitudine, esprimere compiacimento, vivere con il dubbio dopo aver sfiorato uno dei trentatré petali misteriosi e silenziosi della addivenire venerabile rosa. Dovrai  essere presente nelle canzoni, nei libri, nella musica e nel silenzio, sarai presente nei riti, nella religione e nella tradizione, sarai presente nell'arte e nei venti dei venti, ma sempre di parte, una parte che reciti con la maschera dell'umana onnipotenza seduta sul trono dell'apparenza e vuota penitenza.

Rosa bianca come la conoscenza ed il dogma dell'architetto superiore temuto dal debole,voluto dal forte,
nera come quel destino che giostra con la sapienza,
blu come la fedeltà,
rosa come l'unione tra eterno e mortale,
rossa come il sangue della fratellanza,
gialla come quello zolfo razionale che trascende verso il sé per il sé
Trentatré petali di rosa, perché tu possa essere nel non essere, trentatré petali di rosa perché tu possa nel rito secolare osannare
tra spada ed altare
tra il Libro e colonne portanti
quella fatica che ha inizio e non fine
se non il fine della veggenza
disegnato dal compasso senza tempo
e protetto dal grado della squadra
che arde ogni volere
a cui ora appartieni sino al sospiro ultimo per divenire il primo.
Simbolo del falso amore mortale,
simbolo del potere infinito apicale
potrai sempre ed in ogni sempre
accecare la gemma, occhio della rosa,
per l'amen del triangolo nel pugno della rosa.
Ed urlerai con la voce dell'eco della ribellione
né rose, né della rosa, né alla rosa, né la rosa, né con la rosa
perché la vita osa, osa la libertà nella consapevole sapienza
stringendo nel pugno la forbice della verità.


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