La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Tra le banane del #Calcio e le scimmie della politica

Alla FIGC è in corso uno scontro rilevante, tra le corazzate che sostengono Carlo Tavecchio, proveniente dalla lega dilettanti, e coloro che sostengono Albertini, prevalentemente i calciatori. In tutto ciò, tra vecchia e nuova generazione,tra sovrani e sudditi, si pone in mezzo il razzismo.Razzismo immancabile nel calcio, dalle banane lanciate sul campo, dagli insulti, dai cori, dalle offese. Quindi, partono le solite ed a volte solitarie campagne di facciata, indignazioni,messaggi, gesti simbolici, a cui si agganciano, in modo immancabile campagne pubblicitarie, mode e circuiti di circolazione di danaro, e poi, come d'incanto, il tutto continua, tra cose non dette e nascoste, come prima,anzi peggio di prima, perché l'ipocrisia domina. Ora è esploso il caso razzismo di Tavecchio, in relazione alla sua frase “'Opti Poba' è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”. Liquidata, dai media al servizio delle grandi società che sostengono la sua candidatura semplicemente come gaffe, battuta infelice. Nome inventato, quale quello di Optì Pobà, ma che assomiglia molto ai nomi e cognomi di alcuni giocatori della Guinea. Arrivano, ovviamente, puntuali le scuse e tutto verrà presto dimenticato? Probabile. D'altronde di cosa stupirsi?  Il Vice Presidente del Senato, quale Calderoli aveva definito la ministra dell'integrazione( quale integrazione?) in questo modo: "Quando la vedo non posso non pensare a un orango"  Ma è ancora lì, al Senato. Polemiche strumentali, utilizzate per battaglie di potere all'interno di organizzazioni ove circolano milioni e milioni di euro.
Il razzismo? Solo un piccolo strumento, una spada che può essere ora tagliente ora di cartone. Dipende, come sempre, dai protettori. Viva l'Italia dell'ipocrisia, ove il razzismo esiste e non desiste, giusto per ricordarlo, così come è da ricordare che il contrasto al razzismo è una cosa seria, non una pagliacciata, non una moda. Ma i calciatori prima o poi dovranno pur ribellarsi a questo schifo o sono così ricattati così accecati dal danaro che non sono più in grado di difendere la propria dignità di esseri umani?



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