La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

#Calcio FIGC: ecco cosa prevedono i programmi di Albertini e Tavecchio in tema di giocatori “stranieri”

"Non c'è razzismo, forse qualche parola o gesto non corretti. Ma in questi casi basterebbe dire che questo è solo un gioco e stringersi le mani" . Era il 2011. Ed ovviamente partirono indignazioni, richieste di dimissioni, scomuniche calcistiche. Ma Blatter è ancora lì a governare l'organizzazione calcistica più potente del mondo. Tavecchio dopo la sua frase razzista, e dopo le scuse, continua a subire, proprio come accadde nel caso di Blatter attacchi comprensibili, anche da una parte della politica. Ora le cose rischiano di mutare, ma l'elezione del massimo vertice della principale organizzazione calcistica italiana, quale la FICG, è una questione di milioni e milioni di euro, e non può e non deve passare inosservata.
Può una frase razzista, oggi, legittimare la dimissioni od il mancato sostegno di una candidatura? No, non può, per come funziona il sistema. 
Blatter insegna, Calderoli, anche. 
Quello che deve inorridire è che si sta utilizzando la scusa razzismo, per altri fini. Si utilizza la scusante razzismo per questioni di potere, di circoli di potere o peggio ancora per salvaguardare l'apparenza. La partita è ancora aperta, le prese di posizioni sono chiare, le ingerenze politiche anche. Non è con le battutine, con gli striscioni, con la lettura dei messaggi in campo che si contrasta il razzismo. Occorrono certamente pene severe, ma il primo passo da ottemperare è quello della integrazione, della formazione, dell'educazione. Ed in questo siamo mille anni indietro.Insomma se la candidatura di Tavecchio verrà meno, non sarà certamente per la frase razzista, ma per altre ragioni e diversi motivi. Il razzismo è solo un pretesto e tutto ciò è la dimostrazione di come in Italia esiste una vera ipocrisia in tal senso, calcio incluso. Venendo al programma di Albertini e di Tavecchio per la candidatura alla FICG, cosa che fino a qualche settimana addietro interessava solo agli addetti ai lavori e sconosciuta ai più, devo annotare che convergono sulla necessità di investire nei giovani, nella scuola, si scontrano sulla riforma che deve interessare gli organismi federali, ed è questa la vera partita che si gioca, quello di Albertini è un programma più incisivo e riformista rispetto a quello di Tavecchio, anche se entrambi,alla fine, dicono di voler combattere ogni corporativismo.
Sono entrambi programmi che politicamente potremmo ben definire di destra, aziendalisti. In tema di calciatori stranieri Tavecchio scrive che vuole "seguire il modello inglese per il rilascio del visto d'ingresso a calciatori extraeuropei che vogliono tesserarsi con club nazionali soltanto ove si tratti di calciatore di livello internazionale che abbiano ad esempio partecipato a competizioni internazionali e siano stabilmente titolari di riconosciute rappresentative nazionali”, frase che rispecchia la sostanza di quella sua uscita definita infelice, solo che così scritta pare essere più accettabile, eppure il senso sarebbe sempre lo stesso. In tema di tesseramento di stranieri rileva positivamente, invece, l'introduzione dello Ius soli per l'attribuzione della cittadinanza italiana ai nati in Italia da genitori stranieri. 
Albertini scrive: "Ci sono passaggi di civiltà che non sono più rimandabili. È la capacità di saper parlare lo stesso linguaggio della società in cui viviamo. Va affrontato il tema  di una nuova politica di immigrazione degli atleti, rispettosa dei diritti  umani, della tutela dei minori e delle leggi dello stato, ma che non sia un blocco per il sistema. I recenti Mondiali hanno dimostrato quanto sia stato decisivo - non solo dal  punto di vista tecnico – utilizzare il calcio come veicolo dei processi di  integrazione. Gli esempi di Francia, Germania e Belgio sono modelli di  integrazione.(...) In linea di continuità con i principali modelli  internazionali, ad esempio UEFA, si potrebbe pensare di individuare un tetto  alle rose di 25 giocatori, di cui 8/10 formati nei vivai nazionali.  (...) Avendo riguardo alle Nazionali, il valore della Maglia Azzurra deve essere  ripreso come identità e senso di appartenenza per tutto il sistema". Infine è interessante notare come Albertini conclude il suo programma riportando una frase dell'attuale Papa, mentre Tavecchio, in una recente intervista fatta per una Tv privata, lo si vedeva, in una foto, con il Papa ora emerito..

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