C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Gorizia: il caso richiedenti asilo ospitati all'Hotel Internazionale e le iniziative neofasciste

L'onorevole Brandolin, nella seduta del giorno 28 maggio del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, ha chiesto di acquisire notizie in merito al CIE di Gradisca d'Isonzo. Il Ministro Alfano ha risposto in questo modo: “ La struttura attualmente necessita di lavori per il ripristino della sua piena funzionalità a seguito degli episodi di danneggiamento connessi ai disordini registratisi al suo interno nell'ottobre e novembre scorsi. L'ipotesi di una riapertura del centro e di una sua possibile destinazione all'accoglienza dei richiedenti protezione, in considerazione del loro crescente numero, è oggetto di un'attenta riflessione da parte del Ministero dell'interno, che non mancherà di confrontarsi con gli organi di governo locale. Su un piano più generale – e con questo intendo rispondere ai quesiti posti dall'onorevole Campana – prosegue l'opera di revisione del capitolato generale d'appalto relativo alla gestione dei centri governativi al fine di razionalizzare e di migliorare la qualità dei servizi e le condizioni di vivibilità. In tale ottica, verranno anche rivisti i prezzi posti a base delle gare per l'affidamento della gestione dei centri, anche in rapporto alla loro capienza”. Dunque non si parla esplicitamente e neanche indirettamente della chiusura del CIE, ma rimane comunque certamente in piedi l'ipotesi, molto concreta e reale, di una destinazione globale a CARA. Situazione che sarà in evoluzione ben tenendo conto del fatto che l'emergenza ordinaria degli sbarchi e delle condizioni di sfruttamento della disperazione e delle speranza illusoria di migliaia di migranti  certamente durante il periodo estivo incrementerà senza mai dimenticare di guardare anche alla situazione in Ucraina, sempre più calda e tesa,che, se esploderà in modo incontrollabile, in qualche modo, interesserà, ovviamente anche la nostra Regione. Intanto, cosa accade? Da diversi mesi, alcuni richiedenti asilo, provenienti dal Cara di Gradisca sono ospitati anche nella struttura ricettiva di via Trieste di Gorizia, ovvero presso l'Hotel Internazionale. Sul Messaggero Veneto del marzo 2014 si legge quanto ora segue: “Per ciascun immigrato la Prefettura riceve dal Viminale 30 euro al giorno, girati alla proprietà dell’hotel Internazionale. Che ora tuttavia, legittimamente, chiede al Tavolo di attivarsi per trovare una soluzione alternativa, per consentire la piena ripresa della regolare attività ricettiva alla vigilia della bella stagione. L’Internazionale, se non altro, stando a quanto riferito da Cecot, ha ricevuto la prima tranche dei pagamenti per il soggiorno degli immigrati, dopo che nei primi due mesi – anche per ragioni squisitamente burocratiche e per responsabilità direttamente ascrivibili al ministero dell’Interno – si era registrato un ritardo nell’accredito dei rimborsi. Nelle prossime ore, intanto, la convenzione tra le parti sarà rinnovata per altri due mesi, fino cioè al 20 maggio”.  Arriva la bella stagione, anche se per Gorizia bisognerebbe capire cosa voglia intendersi per bella stagione, ma rimanendo nei canoni tipici del turismo, indichiamo il periodo fine maggio metà settembre circa, e cosa accade?
Dopo mesi di silenzio si risvegliano forze neofasciste, ed ecco fiamma tricolore che scoprirà la struttura di via Trieste, convocando un presidio contro i richiedenti Asilo.

E successivamente, ovvero il 21 giugno, in quella struttura, verrà ospitata una iniziativa della nota forza politica di estrema destra Forza Nuova. 

Come è noto, entrambe, sono forze politiche che hanno delle posizioni ben note sulla questione della immigrazione e dei migranti. Ovviamente, vi è stata una buona risposta da parte del movimento antifascista, da parte dell'Osservatorio Regionale Antifascista del Friuli Venezia Giulia e non solo.
Una delle reazioni emerse, e non poteva che essere ovvia, è stata quella di chiedersi e gridare per le strade di Gorizia, quale compatibilità vi possa mai essere tra una struttura convenzionata con apparati ministeriali per ospitare richiedenti asilo e dunque persone che dovrebbero avere la massima protezione e tutela, e l'aver accolto, in quel luogo, un convegno di una forza politica quale Forza Nuova. Vi sono delle coincidenze temporali, dei strani risvegli, che non passano certamente in modo silente ed indifferente. Non essendoci, ad oggi, a quanto pare, altra soluzione voluta da parte del sistema istituzionale, è auspicabile che quelle persone lì ospitate possano essere accolte in condizioni di sicurezza, e la Prefettura, in primis, vista la particolarità della situazione, dovrebbe e deve impedire l'assoluto svolgimento di iniziative politiche, sia all'interno che all'esterno di quel luogo, da parte di realtà e soggettività che non dovrebbero neanche esistere, ma visto che esistono, e visto che la nostra società istituzionale in qualche modo le legittima, alla faccia del sangue versato dalla resistenza contro il fascismo e nazismo, bisogna prenderne atto, ma non per questo accettare il tutto come fattore ordinario e normale.


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