C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La giornata dei Giusti e l'omissione del fascismo


Si dibatte molto sul concetto di memoria condivisa, ma di condiviso vi buon essere ben poco se non la realizzazione dell'atto, l'elemento cognitivo che fa la differenza, nell'ottica della memoria, è la prospettiva da cui si guarda la realizzazione dell'atto, ciò che ha portato all'atto, ciò che ha determinato l'atto, il perché dell'atto, ed ovviamente, cosa a dire il vero oggi poco ovvia, la contestualizzazione storica, economica e sociale e politica dell'atto medesimo. La memoria condivisa nutre la presunzione di imporre non solo la ovvia realizzazione dell'atto come elemento da ricordare, ma di troncare ogni contorno che possa essere scomodo e turbare l'ordine prestabilito dal potere. Il contorno non è un semplice elemento che conferisce un sapore ora aspro ora dolciastro all'atto, il contorno è la cornice che permette di capire il come, il perché, si è arrivati a quell'atto. Il contorno consente la realizzazione del dissenso critico. Spogliare il quadro dell'atto dalla sua naturale cornice, offrirà alle generazioni che verranno solo la visione dell'atto in sé, ma senza la comprensione del perché, un perché complesso, articolato e spesso scomodo, un perché che pone in discussione quell'equilibrio sul quale il sistema ha edificato le proprie colonne portanti e reggenti la sua verità. Ma un mondo con una sola verità, con il dogma, non sarà un mondo che potrà offrire la giusta dignità alla vita ed ogni critica verrà omologata come eresia da condannare.  Come è noto con la dichiarazione del Parlamento europeo del 10 maggio 2012 si è preso l'impegno sul sostegno all'istituzione di una Giornata europea in memoria dei Giusti . Nel testo della dichiarazione si legge “Richiamando il grande significato morale del Giardino dei Giusti di Gerusalemme, istituito dal compianto Moshe Bejski per rendere omaggio a coloro che hanno aiutato gli ebrei durante l'Olocausto"(...) “ricordando le istituzioni che hanno onorato le persone che hanno salvato vite umane nel corso di tutti i genocidi e omicidi di massa (come ad esempio quelli di cui sono stati vittime armeni, bosniaci, cambogiani e ruandesi) e degli altri crimini contro l'umanità commessi nel ventesimo e ventunesimo secolo”: “rammentando tutti coloro che hanno salvaguardato la dignità umana durante i periodi totalitari del nazismo e del comunismo”. Ora diversi deputati italiani, sia di destra, che di centro, che di sinistra, hanno presentato una proposta di legge, il 30 gennaio 2014,n°2019, che raccoglie questa proposta del Parlamento europeo e che vuole istituire in Italia il 6 marzo il giorno dei Giusti, con tutte le iniziative del caso, dal coinvolgimento delle scuole, alla realizzazione dei giardini dei Giusti e così via discorrendo. Anche nel testo della citata proposta di legge si evidenzia, quando si parla di periodi totalitari, il riferimento al “nazionalsocialismo ed allo stalinismo”, non si parla invece del fascismo,  così  come accade anche  nel testo del Parlamento europeo, anche lì omesso.

Dimenticanza? No. Nell'ottica della memoria condivisa il fascismo non viene identificato come regime o periodo totalitario, e ciò è il prezzo che la verità deve pagare a causa dell'accordo come maturato tra le forze alleate e gli italiani “brava gente”per opporsi, in quel tempo, al pericolo "comunista".  I criminali fascisti sono rimasti impuniti, quando si parla di campi di concentramento si pensa solo a quelli tedeschi, quando si pensa all'olocausto si guarda solo al nazismo, minimizzando le responsabilità italiane e dimenticando che il fascismo ha de facto anticipato le leggi razziali con i suoi processi ignobili e violenti di italianizzazione proprio nel confine orientale, e ben prima della proclamazione delle leggi razziali del 1938. Quando si parla di violenze totalitarie si parla di stalinismo o nazismo, ed ultimamente della Jugoslavia sotto il periodo di Tito in relazione alla vicenda degli esuli dalmati, fiumani, istriani, mentre si omette totalmente tutta la violenza che hanno subito oltre cento mila persone appartenenti alle comunità slavofone, costrette all'esodo, che viene etichettato come emigrazione, dall'Italia a causa del regime fascista, giusto per citare alcuni eclatanti esempi. Ed infine non si deve dimenticare che tale giornata nasce all'interno di un quadro sistemico capitalistico che si auto assolve, e vuole dissolvere ogni ideologia, da demonizzare, che possa minare la sua essenza, l'ideologia oggi è il male dei mali, quando lo stesso capitalismo, penso alle guerre per il profitto, alla vigliaccata delle guerre “umanitarie”, è il primo regime da condannare, ed è l'unica ideologia che deve regnare, ed allora mi domando può essere considerato tra i giusti chi si è opposto al capitalismo? Al suo regime? Vittorio Arrigoni, più volte minacciato, arrestato e pestato dalle forze di sicurezza di Israele, che lo ha inserito nella lista nera delle persone sgradite e che si è ribellato alla violenza del sistema sionista, è stato inserito nel giardino dei Giusti di Pistoia, ma sarà così anche per coloro che si ribellano contro il sistema globale dominante? Insomma quale memoria nella memoria?

Marco Barone

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