Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il muro della contesa tra l'Italia ed il TLT nella ballata dei nottambuli



Lungo quella strada che congiunge il rude Carso al seno di Trieste, che scirocco e bora cercano di contendersi senza mai fronteggiarsi solleticando l'orizzonte dell'Adriatico Mare, lì ove sorge il faro dell'impero caduto, l'obelisco di Opicina, lì ove  riposano i binari del tram dal colore blu vivo, come la speranza che possa ritornar presto in circolazione per le vie della misteriosa Trieste, lì tra pini e carpini neri, tigli e pini d'Aleppo, tra colori che assorbono ogni malinconia, sorge un piccolo muro.
Il muro della contesa.
Una donna da corteggiare a colpi di scritte. Una piccola epopea romantica tutta nostrana, Romeo e Giulietta di Trieste.  Nel rito della ballata nottambula, armati di bomboletta spray, ora nera, ora bianca, ora rossa, cultori del territorio libero di Trieste e cultori della Trieste italiana, alternandosi con la stessa frenesia delle stagioni fugaci, scriveranno ora viva l'Italia, ora viva Trieste libera o TLT. Cancelleranno ora viva l'Italia cancelleranno ora viva Trieste libera, si sovrapporranno due entità mistiche  mentre macchine, moto, passanti, continueranno il loro percorso verso il sentiero napoleonico, verso Opicina, verso la Slovenia od all'interno di quel confine immaginario che la storia cerca di superare nel nome di quella unità che piccoli o grandi nazionalismi tentano di fermare. Ogni città ha i suoi muri, muri nei quali vengono impressi momenti che rappresentano l'epoca sociale che uomini e donne vivono malgrado tutto. Un tutto che scritte condizionanti umori ed animi di viandanti, che commenteranno con sorrisi o malumori, per quella Trieste che pace non conosce. La ballata dei nottambuli, che ti porta metaforicamente lungo quella pista da ballo, vuota,  nel cuore della Bisiacaria, ove sul cemento troverai impressa l'immagine brillante del musicista e la danza della spensieratezza, in quella Ronchi le cui note di un tempo perduto, nel silenzio del selvaggio carsico pensare, scuoteranno le mani ed i passi di chi decide di condividere con quel muro la propria danza nell'attimo stilizzato da un colore tanto semplice quanto capace di trascinarti verso il perché.

Avrà mai fine tutto ciò? E la ballata dei nottambuli continua in quel doloroso corteggiamento tra  Romeo e Giulietta, che Trieste ed Italia  raccolgono nell'abbraccio notturno ora  "avventato, affrettato, improvviso, troppo simile al lampo, che svanisce prima di poter dire  eccolo, guarda" 



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