Ho avuto modo di leggere l'ultimo libro di Valerio Evangelisti, Il sole dell'avvenire,
che ti schiaffeggia anche con violenza, cercando di farti capire che
i diritti conquistati vanno difesi, che mille e più sofferenze ci
sono state, violenze ci sono state, abusi e soprusi, per mano di
quell'uomo padrone, capo bastone, il caporale, che ti puniva ed
umiliava. Le filande prima, le mondine dopo, le camiciaie di New York, da una parte all'altra del mondo, si ribellarono iniziando a prendere coscienza della propria forza e della possibilità di dire no. Oltre 14 ore di lavoro schiavista, con l'acqua oltre le ginocchia, oltre ogni oltre, nervi e mani deformate dalla fatica imposta, multe che azzeravano la paga settimanale già misera, e poi, primo in modo timido, poi sempre con maggior forza, dilagava, cresceva, diventava sia voce che eco di ribellione, questa era la parola sciopero, sciopero,sciopero. L'unione nello sciopero ha intimorito, ha unito, ha posto le basi per quella donna che ha alzato la testa ed è stata anche punita per ciò, donna che per le vie di San Pietroburgo urlò pace, pretendendo la fine della guerra, donna che ha imbracciato anche fucili per le nostre montagne per la libertà, donna che ancora oggi è discriminata nel lavoro, sul lavoro e nella società, ma che tramite la resistenza, nelle sue diverse articolazioni, ha rivendicato la sua esistenza, il diritto all'esistenza, il diritto alla dignità, il diritto alla libertà.. Quanto
era difficile gridare sciopero in quel tempo. Non
si deve dar nulla per scontato, specialmente oggi, in questa crisi
figlia delle peggiori speculazioni finanziarie e bancarie, in un
capitalismo sadico e cinico, che vuole riportare la società al
secolo becero e buio, buio per i diritti, buio per l'umanità tutta. Dalla
vicenda delle mondine a quella di Ondina e di tante e tante altre
donne, corre un solo filo conduttore, un filo sottile sottile, ma
indistruttibile, il filo della dignità. Una
dignità che ha avuto un prezzo, il prezzo del dolore, il prezzo del
sangue versato, il prezzo della fatica, il prezzo dello schiavismo,
quello schiavismo che l'Italia ha conosciuto,praticato e che ancora
oggi attua verso gli ultimi, gli emarginati ed i ricattati, i
migranti. Il monito di Ondina, che ora seguirà, nel nome di quella
libertà, tanto eroica per il contributo della donna, quanto ribelle, conquistata, rivendicata, deve
essere diffuso ovunque e non confondersi e non perdersi, perché la
resistenza non è stata solamente una guerra contro il nazifascismo,
ma anche la battaglia per un sistema sociale completamente diverso. Ed anche per questo, auspico che Trieste,
ma non solo Trieste, possa quanto prima intitolare una via ad Ondina Peteani, ma non solo ad Ondina, ma anche a tutte quelle donne che hanno lottato per la libertà, per la dignità.
"Dall'inizio del 1942 una nuova connotazione della donna scaturì dalle nostre
riunioni segrete. Si percepiva in quei pericolosi frangenti
l’esigenza crescente di affermare la nostra presenza, il nostro
pensiero, i nostri desideri, così lungamente e pesantemente
schiacciati nella dittatura fascista, nella quale eravamo oggetto e
mai soggetto.La Forza della Libertà fu alla base dello slancio che
il nostro schierarsi impose alla costretta società italiana d’allora
quando propriamente l’organizzazione clandestina in noi individuò
delle paritetiche collaboratrici ed audaci protagoniste.Si trattava
delle prime forme di liberazione della Donna. Ragazze, madri, mogli:
Donne che in larga schiera parteciparono con sacrificio ed impegno
alla Lotta di Liberazione Nazionale.Il fenomeno crebbe e si sviluppò
costituendo i presupposti indispensabili alla rivalutazione della
figura femminile nella nuova Società sorta dalle ceneri del
nazifascismo, nata dal 25 Aprile 1945.Il favorevole pronunciamento in
ragione del voto elettorale alle donne rappresentò uno dei primi
sostanziali riconoscimenti.Una lunga scia di sangue e di martirio
rimarrà sempre a testimonianza del tributo che la donna ha immolato
nella causa della Libertà.Risulta oggi incontrovertibile asserire
che la scintilla che innescò in Italia la rivalutazione delle
relegate potenzialità della donna, permane indiscutibilmente coesa all'eroico contributo di questa nel rovesciamento della dittatura
nazifascista.Anni di morte, di massacri e sgomento culminati nell'orrore del Lager. Auschwitz, soglia del non ritorno della
coscienza umana ha lasciato qualcosa di indelebile nel mio animo.Devo
alla Resistenza, alla Rinascita Democratica ed al mio inscindibile
ideale di Libertà il desiderio di continuare ad esprimermi ancora
con l’azione ed il pensiero per una Società finalmente giusta,
Libera ed antifascista, dove l’odio razziale e la prevaricazione
rappresentano soltanto il monito di un passato che non deve mai più
riaffermarsi" .
Trieste, 20 maggio 1989, Ondina Peteani
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