Calcio, calcio, l'Italia è il Paese
del calcio, lo sport più amato ma a volte anche odiato dal non
popolo che c'è. Berlusconi con la nascita di Forza
Italia, poi PDL, ora nuovamente Forza Italia, è stato il primo ad
impostare il linguaggio politico significativamente sul modello calcistico. Club, società, arbitro, marcatori,
scendere in campo, poi il nuovo centro destra lo ha emulato, ed il Pd
non è da meno. Sempre con più frequenza vengono utilizzate metafore
calcistiche per spiegare la politica. Verrebbe da dire, ma allora diamolo un
calcio a questa politica. Ed allora si potrebbe dire che l'Italia
è una società di calcio, che partecipa ad un campionato, quello del
capitalismo occidentale. La società di calcio è una sorta di
società per azioni collettiva, posseduta da diversi imprenditori,
finanzieri, banchieri, perché sono gli unici ad avere una certa quantità di capitale, che si contendono la presidenza. I giocatori
sono i componenti del governo, ed il pubblico, ovvero la tifoseria,
sarebbero gli elettori.
Le regole del campionato di calcio
vengono dettate dalla lega a cui partecipa l'Italia. Ovvero, come
accade nel caso della serie A italiana, poche società, Germania,
Usa, Francia, Inghilterra,Cina, che potrebbero corrispondere a Inter,
Milan, Juventus e Roma, Lazio, determinano, in base al loro potere
finanziario le regole che si devono applicare per rimanere in serie A
e conseguentemente anche per la scelta dei presidenti delle varie
società e giocatori. Se la società Italia, avrà un presidente
scomodo o dei giocatori che non verranno reputati utili alla causa
dello spettacolo del campionato capitalistico,ovviamente ivi incluso l'allenatore, faranno pressioni
affinché le cose possano essere modificate per assecondare la loro
volontà. La sanzione? La minaccia di retrocessione alle serie
inferiore ( spread) e nei peggiori dei casi l'espulsione dal campionato. Però,
essendo l'Italia una squadra di calcio importante, che ha molti
tifosi, pubblico, al suo seguito, consumatori in primis, la minaccia
di espellerla sarà solo un mero espediente, perché il campionato di
calcio del capitalismo rischierebbe di perdere una parte importante
di profitti derivanti da questo spettacolo. Ed allora si decide di
condizionare l'arbitro.L'arbitro che ha poteri immensi nel governo di
una partita. Può fischiare un calcio di rigore inesistente, può
annullare un goal, può fare tanto nella singola partita. Certo, può
essere sempre sfiduciato, ma per essere rimosso occorre il consenso
delle società più importanti che condizionano anche la lega
arbitrale. Il pubblico, gli elettori, divisi anche in fazioni
diverse, possono avere un ruolo importante, ma relativo. Le partite
di calcio si possono giocare anche a porte chiuse e la democrazia
continuare per la sua strada. Ma se il pubblico non inizierà più a
seguire le partite di calcio, disertare le elezioni, o boicottare i
prodotti di certe e date società, colpendo dunque queste nelle
tasche, le cose sicuramente avranno un condizionamento importante ma
sempre relativo. L'unica alternativa per cambiare le
regole del gioco sarebbe una invasione di campo da parte del pubblico
ad oltranza, ma non solo in un Paese ma anche in altri Paesi,
specialmente in quelli importanti, quelli che dettano le regole del gioco. Certo, dipende chi governerà
queste invasioni. Di norma le tifoserie più calde sono quelle di
estrema destra, e temo che se invasione di campo mai vi sarà
arriverà proprio da quel colore politico.
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