Il primo pomeriggio del giorno 11
febbraio camminando per le vie della città, incontrerai un
conoscente che ti dirà “ stamani hanno iniziato in alcune zone
della città a pulire, a spazzare le strade tardi”, tu rimarrai in silenzio attendendo la
continuazione della sua frase, “ sembra che hanno tagliato verso le
sei di mattina forse qualche ora prima, ma insomma intorno alle sei
le gomme ai mezzi”.Sette mezzi, due gomme tagliate per
mezzo, chiamasi intimidazione in stile mafioso, lo stampo è
mafioso? 'Ndranghetista? Camorrista?
Non è dato sapere. Certamente è difficile pensare che
possa trattarsi di un mero atto vandalico, o che sia colpa dei soliti
“ ignoti”, contro cui spesso si punta il dito, come qualche voce sempre con maggior frequenza vorrebbe fare intendere, certo mai
dire mai nella vita, ma tagli così metodici, precisi, che colpiscono
sette mezzi su sette, lascerebbero intendere ben altro.
I mezzi coinvolti, in base alle voci che circolano, sarebbero quelli di
una società cooperativa che ha in appalto una parte dei servizi di pulizia e spazzamento degli
spazi pubblici cittadini. Dunque si colpisce direttamente anche
il servizio pubblico ed a Trieste. Città dove si dice che non accade mai
nulla e quando qualcosa accade spesso domina l'omertà. Le mafie, tutte, crescono grazie
all'omertà, al ricatto, alla paura. Di norma nelle zone del nord est
difficilmente ricorrono ad atti così eclatanti, quando ciò accade è
perché possono permetterselo e se possono permetterselo è perché
esistono condizioni ambientali, sociali, territoriali, e forse anche
di controllo territoriale, certamente a loro favorevoli.
Vanno fermati subito. Questi fatti inquietanti vanno denunciati
subito. Perché alla prima intimidazione violentemente silente,perché non denunciata pubblicamente alla collettività, ne
seguiranno altre e chi poi pagherà il prezzo più alto saranno i lavoratori indirettamente, per ora, coinvolti che vanno assolutamente tutelati. Rischia di rompersi la diga che contiene un certo
fenomeno reale, un fenomeno che in questo tempo di crisi, grazie alla
enorme liquidità a disposizione delle organizzazioni criminali, si è inserito ancora più facilmente e rapidamente nei settori
caldi dell'economia sia essa metropolitana che delle piccole città. Nei migliori dei casi, si tratterà semplicemente di
vandalismo, nei peggiori dei casi di atto mafioso, in ogni caso e
senza casualità alcuna, una iniziativa del genere, quella
dell'intimidazione o quella del vandalismo(?) ha una sua ragione e su
ciò i perché devono sorgere prima che tramonti il sole della verità, anche perché si è colpito un servizio pubblico e tale atto deve essere denunciato pubblicamente.
Trieste è una città difficile,
rompere il muro del silenzio è necessario, è dovuto, evitiamo che
Trieste possa diventare terreno fertile per cose del genere, perché
i semi della paura e del ricatto sono già stati sparsi ed anche in
abbondanza, solo che non lo dicono, solo che non lo sappiamo.Ma ora non possiamo dire di non sapere.
Marco Barone
Aggiornamento:
Questo l'articolo come pubblicato nella Gazzetta Giuliana del 28 febbraio 2014
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