Il
Comune di Udine, insieme alla Casa Editrice Kappa Vu, in
collaborazione con ANPI, IFSML e Fondazione Ferramonti, organizzano
il convegno "I
campi di concentramento fascisti" che si terrà Mercoledì 29
gennaio presso la Sala Ajace, Piazza della Libertà, Udine.
Nella
locandina si legge che “ Durante
la seconda guerra mondiale, almeno centomila civili jugoslavi vennero
internati dal regime fascista in campi di concentramento, nelle varie
regioni italiane e nelle isole della Dalmazia occupate con
l’aggressione alla Jugoslavia del 1941. Migliaia di persone -
donne, uomini, vecchi, bambini - vi morirono di fame e di malattie.
Si tratta di una tragedia di cui si è parlato poco nel nostro paese,
ma che è importante conoscere non solo per capire meglio la storia
del confine orientale d’Italia, ma anche per riflettere sulla
disumanità di tutte le strutture concentrazionarie, sull’oggi e
sulle origini del razzismo crescente nella nostra società”.
Come
è noto, in Italia almeno,quando si parla delle vicende del confine
orientale, il tutto corre e conduce alla vicenda delle Foibe o a
quella degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Ciò perché il
10 febbraio è il giorno del ricordo, come previsto dalla LEGGE 30
marzo 2004, n.92 , la quale all'articolo 1 afferma che la
Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo"
al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli
italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro
terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e
della piu' complessa vicenda del confine orientale. Ad oggi però si omette di parlare compiutamente degli orrori commessi dal fascismo in
Jugoslavia , e fino a quando lo Stato Italiano non ricorderà e
riconoscerà a dovere le fucilazioni di massa e distruzione di
villaggi in Slovenia e Croazia avvenute sulla base di semplici
sospetti di collusione con la Resistenza, fino a quando luoghi come
il campo di concentramento di Visco
(Ud),
e le violenze fasciste subite da intere comunità di sloveni,
croati ecc, in Italia,continueranno a rimanere nell'oblio, quale
verità, quale ricordo, nel giorno del ricordo? Eppure il testo della legge si riferisce espressamente alle vicende del confine orientale e non possono non rientrarvi le questioni appena citate. In questa società non si nasce
liberi, lo si può però diventare. E per essere liberi si deve
conoscere la verità. Diffondere la verità attraverso la conoscenza
dei fatti. Ed è quello che accadrà, o si tenterà di fare, ad
Udine. Forse è il primo convegno che si organizza in tal modo, dove
si affrontano in modo complessivo ed articolato vicende sconosciute
ai più e rimosse, volutamente, dalla memoria collettiva. Questo si
chiama oblio e l'oblio fomenta il negazionismo.
Interverrà
lo storico e studioso triestino Piero Purini e la sua relazione
riguarderà i campi di concentramento nei progetti di bonifica
nazionale e repressione delle minoranze. Carlo Spartaco Capogreco
(università della Calabria) si occuperà della memoria e della
storiografia dei campi fascisti, Boris Gombač della problematica
dei campi attraverso l’analisi della mostra di scritti e di disegni
di bambini sopravvissuti.
Interverranno
anche Dragutin Drago V. Ivanović sulla repressione italiana in
Montenegro ed il calvario degli antifascisti da Bar-Antivari fino a
Colfiorito, Sandi Volk parlerà della formazione della Rabska
brigada nel campo di concentramento di Rab/Arbe, Andrea Martocchia
si occuperà della partecipazione degli ex internati jugoslavi nella
Resistenza italiana, Claudia Cernigoi delle deportazioni dalla
Venezia Giulia da parte dell’Ispettorato speciale di P.S. di
Trieste (1942-43), Genni Fabrizio (associazione Tenda per la Pace e i
Diritti) dei campi di concentramento di oggi, ed il pensiero non può
che correre ai CIE, Ferruccio Tassin, invece, parlerà del campo di
concentramento di Visco, che se ancora oggi resiste al vortice
dell'oblio è anche per merito suo, Ivan Cignola parlerà dei luoghi
della memoria, Alessandra Piani del campo di concentramento di
Gonars (1941-1943) nelle testimonianze orali della popolazione
locale, e Dorino Minigutti su come documentare la memoria oltre la
storia. Coordinerà i lavori la studiosa e ricercatrice Alessandra
Kersevan. Iniziative come queste dovrebbero coinvolgere pienamente le
scuole, e speriamo che per il futuro possa essere così, perché se
il futuro passa attraverso la formazione che si matura nelle scuole,
le scuole devono essere la prima fonte, libera ed incondizionata,
della conoscenza, del sapere, della memoria storica. Un Paese senza
la giusta memoria, senza la memoria oggettiva, complessiva, sarà
solo un Paese complice di quel silenzio che alimenta l'ingiustizia e
denigra l'umanità e la dignità.
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