La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Pensieri tumultuosi



La dignità non ha prezzo alcuno.
La valigia in mano, un sospiro e l'attesa del volo per quella terra che si deve proprio amare.
Mente occupata da mille pensieri tumultuosi. 
Sogni disoccupati in cerca di occupazione.
Esperienza di vita, ebbrezza di finta libertà concessa dal progresso umano.
Dopo la breve o lunga attesa, ancora una volta semplice questione di prospettiva, dopo aver spogliato il proprio corpo da tutte quelle cose materiali che non permettono il superamento della linea di confine, ecco le parole di Seneca bagnare le ali del tumulto.
"Ti prego Lucillo mio carissimo, fà' la sola ed unica cosa che può renderti felice: calpesta e distruggi questi beni che splendono solo esteriormente, che non dipendono da te ma ti sono dati da altri, dalla sorte; aspira al bene vero e godi solo di te!”
Ecco l'eco nella sì lunga attesa. 
Avanti e indietro aspettando quell'uccello meccanico che ti condurrà via in alto, li ove il cielo è sempre più blu. Rombo di motori. Il mondo piccolo piccolo scorge da quella finestra minuta e trasparente che si pone al tuo fianco. Gira il mondo, gira la testa, ma nessuno resta per terra. Stai volando. 
Stai volando verso il paese delle meraviglie consumistiche. 
Note e parole che ti rapiscono, nell'ondeggiare con quel tempo da meccaniche mistiche e profondamente esoteriche. 
La ricerca interna dell’uomo, attraverso la musica, l'arte, le scienze o l'occultismo, ti condurrà attraverso l’introspezione, alla riscoperta del tuo essere, alla conoscenza della tua natura interna , di quel Dio, quel grande architetto dell'Universo atteso da una moltitudine di individualità e disconosciuto da mille e più soggettività. Filamenti di nuvole stratificate. Zucchero filato volante. Il cielo lavora con lentezza. Nell'essenza di tale lentezza, ora le nuvole hanno disteso il corpus nell'infinità incompresa di quell'orizzonte che si cerca di catturare. Ma come si può catturare ciò che non si vede? 
Ancora nuvole e zucchero filato volante è ciò che tu vedi.
Mediterai sul desiderio per un solo attimo di sfiorare con le proprie dita quel meraviglioso splendido regalo offerto da madre natura e leccare quello zucchero che ti attira senza mai catturarti. 
Le nuvole. 
Con impeto dolce, verrai rapito dalla profondità del mare. 
Mare che si congiunge nel cielo. Cielo smarrito nel perdutamente baciare il mare nostrum . 
Le onde del dio Nettuno che mutano in nuvole assorte in un non definito movimento catartico. Sembra di vivere l'intensità dell'emozione con cui Venere andava alla ricerca di Psiche. " Uno stormo di passeri e di altri uccelli canterini faceva mille giri volteggiando attorno al carro e seguendolo da vicino con allegri cinguettii per festeggiare l'avvento della dea .Ed ecco che le nubi si ritirano, il cielo si apre davanti alla sua figlia e la dea viene accolta gioiosamente nelle più alte regioni dell'atmosfera..." 
Così scriveva Apuleio nella la favola di Amore e Psiche. Ed è proprio quello che è accaduto nell'immortale frangente di tempo.
Pensieri tumultuosi, senza senso unico, ma dall'infinita essenza in quella dignità nell'essere umanità.

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