Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Trieste si mobilita per dire no alla guerra



Mentre scrivo il cielo di Trieste è appena stato sorvolato da un aereo da guerra.
Quel rumore invasivo, quella velocità incredibile, quella potenzialità distruttiva volante, quella violenza reale che sorvola anche questo cielo, rischia di diventare l'ennesima normalità tra qualche giorno ma sul quel cielo ignorato da molti per lungo tempo, il cielo siriano.
Non abbiamo bisogno di bombe per la democrazia, di bombe per l'umanità, di bombe per la libertà.
In Siria sono due anni che continua un massacro, oltre 70 mila morti, quasi due milioni di profughi, ed il tutto nella tolleranza di quell'Occidente che osa dire quando una morte è tollerabile e quando una morte non è tollerabile.
Come se il massacro, le sofferenze che vive la popolazione di quel pezzo di terra, ignorato da molti, da due anni a questa parte fosse meno grave e meno rilevante od un qualcosa di accettabile rispetto alle presunti uccisioni accadute con le armi chimiche. 
Chi arma i così detti ribelli siriani?
Chi lucra in tutto ciò?
Guerra alla guerra, certamente, ma non con le bombe.
Ma qualcosa è mutato rispetto al passato.
L'arroganza anglo-franco-americana è stata fermata, per ora.
Attacchi durissimi sono giunti anche dal patriarca locale che ha definito come criminale un possibile attacco americano.
Siamo tutti responsabili dello stato di indifferenza con cui si è tollerata la situazione siriana.
Con questa consapevolezza, con un forte senso critico e di riflessione, Trieste, una delle prime, se non la prima città italiana, questo venerdì 30 agosto 2013 si mobiliterà.
Un presidio in Piazza dell'Unità alle 17.30 contro ogni guerra, sia interna che esterna, sia umanitaria che democratica.
Esiste la diplomazia, esistono mille ed infiniti modi per intervenire, ma si preferisce l'arroganza volta a giustificare da un lato il continuo incremento per le spesi militari e dall'altro a determinare il controllo e l'equilibrio strategico in zone territoriali particolarmente importanti nella complessità dell'economia mondiale.
Nessuna demagogia e retorica, ma una riflessione è dovuta ed è essenziale.
La guerra nella guerra doveva iniziare questo giovedì. Il tutto deciso a colpi di telefonate.
Mondo miserevole, verrebbe da urlare.
Sembra che sarà solo questione di giorni, muoviamoci insieme, tutti e tutte, in quel silenzio assordante che deve semplicemente dire no alla guerra ora e sempre.





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