Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste ad alta tensione


Notte di luna piena, tra l'accanimento delle zanzare tigri ed il continuo innamoramento del gatto di Roiano oserai la conoscenza del sonno.
Sonno, finalmente, sonno. Una forte esplosione ti sveglierà di colpo, cercherai nel buio della stanza l'orologio, in quel momento comprenderai che solo cinque minuti dall'inizio del sonno passarono invano. Una eternità di cinque minuti. D'altronde mica si vivrà per l'eternità. Spalancherai le finestre e la curiosità ti rapirà per Trieste. Esploderà una gomma, un tombino ed un bicchiere di vino di troppo. Urla, insulti, tonfi e parole senza senso, ordinaria follia alla ricerca della sempre più stabile sociale entropia.
Sonno, dove sei sonno?
Ci riproverai. Ti blinderai nella stanza, alzerai le barricate anti-zanzare, immergerai nel bagno del sudore il tuo corpo, il gatto continuerà ancora nel suo calore.

Mona, sei un mona,
mi hai messo le mani addosso
devi andar via di qui


Sono le 6.35.
Qualcuno vivrà ancora gli effetti di una notte a dir poco lunatica.
Caffè e sigaretta, solito nel solito che quando diverrà insolito cercherai di renderlo nuovamente solito ed uscirai dalla tua tana.


Una salita carsica.
Una macchina che salirà, una macchina che scenderà.
Due donne al volante.
Si sfideranno a colpi di sguardi.
Il duello sarà costante.
Una stringerà in mano, come una bomba a mano, il cellulare, sarà pronta e chiamare i vigili urbani, l'altra, che percorrerà la via in contromano, non si sposterà di un millimetro, sarà pronta alla guerra di logoramento.
Capirai che sarà, in quel che sarà,  impossibile conciliare la situazione.
Quando due estremi si affronteranno dovrai convincere chi è nel torto a ritornar sui passi della normale civiltà stradale.
Io non mi sposto, dirà la conducente che vuol salire, io neanche, dirà la conducente che vuol scendere.
Giunsero gli abitanti del luogo, qualche urla, una retromarcia, e la determinazione di chi salirà per la retta via trionferà.
Alalà griderebbe la figlia di  Polemos demone della guerra.
Insomma, Trieste ad alta tensione, già.



Marco Barone







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