Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Pugni chiusi e Ave Maria




Compagni e compagne, coloro che condividono e spezzano insieme lo stesso pane.
Cum-panis.
I funerali di Don Gallo non verranno dimenticati nella storia e dalla storia specialmente per quel gesto, il pugno chiuso per salutare Don Andrea Gallo quando la bara uscirà fuori dalla Chiesa con l'Ave Maria amplificato dai megafoni, Ave Maria che poi lascerà spazio a Bella Ciao.
Don che è stato ricordato più di una volta da parte di Don Ciotti, giusto per non far dimenticare, sia alla Chiesa istituzionale che alla gente comune, che Andrea Gallo prima di ogni cosa era ed è stato un prete, Don appunto, ed il suo padre spirituale quando prenderà la parola alla fine dei funerali ricorderà che è stato un prete radicale cattolico, nel senso positivo di questo termine, è stato in sostanza la saldatura tra il sacerdote ed il cittadino.
Una saldatura che deve indurre alla riflessione , una saldatura tra l'ave Maria ed il pugno chiuso.
Il problema non è Don Gallo.
Il problema è la società comune, è lo Stato.
Lo Stato e la società laica civile per inerzia o per ragioni di comodità o di opportunismo o semplicemente per cecità, ha abbandonato i campi fondamentali della vita sociale.
I poveri, gli emarginati, i territori colpiti ed affossati della mafia, vedono la Chiesa essere presente come braccio sussidiario di quello Stato che non vuol proprio intervenire. Così come le realtà sociali politiche faticano ad operare.
Si è realizzata una sorta di delega in bianco.
Perché?
Le case del Popolo servivano anche a questo. Ma oggi son diventate altro e la Chiesa con le sue parrocchie, mense e strutture sociali, continua ad operare in modo sempre più presente e consistente. La Chiesa è sopravvissuta a mille peripezie, passeranno le epoche, i secoli, le guerre i conflitti, ma la Chiesa è sempre lì e ciò vorrà pur significare qualcosa.
Da un lato mi viene da dire, per fortuna che di Don Gallo ve ne sono pochi, perché il ruolo della Chiesa ne esce rinforzato sotto vari aspetti, dall'altro, ahimè, di Andrea Gallo, come uomo sociale, ve ne sono pochissimi e questo è il vero dramma.
Un pugno chiuso e l'Ave Maria.
Costituzione e antifascismo, Chiesa e religione, spiritualità ed umiltà, uniti dall'operato di una persona, una persona che per la Chiesa prima di ogni cosa è stato un Don, per la società che lo ha conosciuto semplicemente un grande ed immenso essere umano, non semplicemente un Don,ma il compagno e l'uomo Andrea.
Il 25 maggio 2013 ho ben compreso che in Italia l'idea della rivoluzione come studiata, pensata e coltivata in anni ed anni di riflessioni ed emozioni mai potrà aver vita ,d'altronde l'Italia non è mai stato Paese per rivoluzione e mai lo sarà e questo è il mio Amen alla rivoluzione in Italia.
Siamo un Popolo non Popolo governato dalle emozioni, e quando l'emozione domina la fredda e dura ragione, ogni cosa a dir poco incredibile sarà credibile, perché realtà vissuta.


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