Mentre
la Corte di Giustizia Europea con la sentenza Feryn
(C
54/07 – 10 luglio 2008) ricordava che si viola la direttiva
2000/78, che stabilisce un quadro generale per la parità di
trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro,
quando il datore di lavoro assume un comportamento discriminatorio
anche con le sole dichiarazioni di contrarietà all'assunzione di
lavoratori di una particolare origine etnica, direttiva che per la
prima volta è stata applicata con la sentenza
C- 81/82 del 25 aprile 2013 della Corte di Giustizia, anche alla
discriminazione di una persona omosessuale per un caso analogo, la
realtà dei fatti sembra correre verso altra direzione.
Il
rapporto annuale(2013) dell'Istat rileva che “ sono circa 15 milioni
(pari al 37,1 per cento della popolazione) gli italiani d’accordo
nel ritenere che gli immigrati tolgono lavoro agli italiani. L’area
di quanti manifestano una chiusura nei confronti degli stranieri si
allarga ulteriormente quando si affronta il problema dell’accesso
al lavoro in presenza di scarsità, dimensione che consente di
apprezzare le preoccupazioni generate dal peggioramento delle
prospettive occupazionali che prevalgono nelle fasi di crisi come
quella che stiamo vivendo". Per l'Istat “ammontano a 20milioni e
800 mila (51,4 per cento), i cittadini italiani che si dichiarano
d’accordo con l’affermazione secondo la quale “in condizione di
scarsità di lavoro, i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza
agli italiani rispetto agli immigrati”. E' nelle regioni
settentrionali e in particolare nel Nord-est che la probabilità
di affermare un diritto di precedenza per gli italiani rispetto a chi
vive nel Centro è maggiore. La stessa modalità, invece, non risulta
significativa nel Mezzogiorno, dove gli stranieri lavorano
soprattutto in agricoltura e nei servizi.
Dati
statistici che vogliono fotografare la situazione vigente in Italia.
Una
fotografia preoccupante, che immortala l'italiano colmo di pregiudizi
e di paure, con comportamenti tendenti alla chiusura.
D'altronde
in un periodo epocale e tragico come quello che noi tutti viviamo,
non potevamo aspettarci altro, in un luogo come l'Italia, dominato da
sentimenti conservatori che sfociano spesso in razzismo xenofobia od
omofobia.
Si
guarda al così detto diverso, che diverso non è, perché parliamo
sempre di esseri umani, con ostilità, ma le parole ed i principi
sono una cosa, i fatti e la dura e cruda realtà sono altra cosa, una
cosa che ha forma e sostanza, una cosa dura come un diamante e
tagliente come la più sottile lama.
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