Come ogni anno il 25 aprile a
Trieste ha trovato alcuni momenti
importanti di riflessione alla Risiera di San Sabba.
Voglio soffermarmi su due aspetti
specifici.
Il primo riguarda il bel messaggio
lanciato da alcuni studenti che hanno visitato il malefico campo di
concentramento di Auschwitz, intenso,
partecipato e certamente importante. E’ giusto parlare di Auschwitz, ci
mancherebbe,ma vorrei sentir parlare anche dei campi di concentramento italiani.
Eppure non si deve correre lontano, quello di Visco, per esempio, integro, anche se ancora non pienamente
accessibile, esiste e si trova a poca distanza
da Trieste.
D’altronde, nell’immaginario collettivo, quando si parla di campi di
concentramento, la mente conduce alla bestialità dei nazisti, ma difficilmente
a quella dei fascisti italiani, un motivo vi sarà o no? Il secondo elemento
critico riguarda un passaggio del discorso del Sindaco di Trieste.
Il Sindaco ricorderà che “I valori di libertà, democrazia, vanno
riaffermati e trasmessi per evitare che anche nei nostri tempi, come accaduto
in passato, disagio, inquietudine e rabbia causati da una grave crisi economica
e sociale alimentino odio verso chi è diverso, per pelle, religione o per
lingua innescando così odio e intolleranza e degenerando verso pulsioni
autoritarie”.
Ebbene, è emersa, ahimè, una
dimenticanza, grave.
E’ il caso di ricordare, visto
che si effettua un paragone con il triste passato, che l’odio fascista, dunque
a rischio di riaffermazione, non è stato alimentato ed attuato solo verso chi è
diverso per pelle, religione, o per lingua, ma anche per orientamento sessuale,
per esempio. Il regime fascista agì con
odio e violenza per escludere dal corpo sociale anche gli omosessuali poiché
reputati come pericolosi veicoli di indebolimento della «razza ariana di stirpe
italica».
Ma l’odio e la violenza fascista
si è manifestata ad esempio anche verso i Rom e Sinti, verso gli antifascisti, verso chi
manifestava un’ idea diversa dal fascismo.
O si parla di tutte le
soggettività che hanno subito violenze, e che possono oggi in via analoga subire
le medesime violenze, o ci si deve
limitare ad affermazioni generiche ove possano rientrare tutti i soggetti, le
persone, le vite umane che hanno patito ogni tipo di violenza. Il non citare,
il non ricordare, anche inconsapevolmente,
è un danno che si reca non solo alle persone interessate, ma alla
società tutta che pretende di essere
fondata su valori, sulla carta chiari, come la democrazia, libertà,
rispetto della vita umana, della dignità umana, valori oggi che in molti casi
sono mera utopia, specialmente in Italia. Poiché il nostro tempo, la nostra epoca, è ancora violenta,
e violenta la dignità di quelle persone
che nel fascismo minavano la superiorità della razza ariana di stirpe italica,
già.
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