Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Porto “vecchio” di Trieste: Referendum sì, referendum no

  
 intervento pubblicato su bora.la

Se pol o no se pol?
Il mio motto è se vuoi, puoi.
E' una questione di volontà e di determinazione, è una questione di buon senso, è una questione di amore per Trieste, è una questione di sogno possibile, quel sogno che io nel mio piccolo coltivo sul Porto “Vecchio”, lungi da ogni speculazione, ma lungi anche da ogni immobilismo ovvero democrazia partecipata e diretta.
Sembra di capire che il Sindaco di Trieste stia valutando seriamente la proposta che io per primo avevo lanciato anche sul blog ovvero la possibilità di realizzare un referendum sul Porto Vecchio di Trieste, il cui quesito è in fase di discussione.
Ed apriti cielo. Ecco la teoria del no se pol avanzare che in sostanza è incentrata su alcuni teoremi o dogmi come Lo Statuto non lo consente, A che serve se è vincolato dall’Allegato VIII del Trattato di pace del 1947 e dal Memorandum di Londra del 1954, E' solo attività di propaganda, E' solo uno spreco di danaro pubblico.

Il Referendum, previsto dall'articolo 8 dello Statuto del Comune di Trieste può essere indetto su materie nelle quali il Consiglio Comunale ha competenza deliberativa esclusiva e riguardanti gli interessi dell’intero Comune, ed è vietato su materie che riguardano bilanci e tariffe;gli indirizzi politico-amministrativi di carattere generale risultanti da piani, programmi;le attività amministrative di mera esecuzione di norme statali o regionali; interventi tendenti a limitare i diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Costituzione.

Dunque da una lettura dello Statuto sembra di capire che nulla osta, legalmente, alla fattibilità del referendum . Ma a prescindere dal valore “legale” dello stesso, perché opporsi ad uno strumento legittimo di consultazione democratica e partecipata e popolare? Quale propaganda? A Trieste sono anni,senza forse più confine,che si dibatte sul che fare del Porto Vecchio, i cittadini hanno una loro opinione in cuor e mente propria, internet offre una immensa documentazione che consente di condividere o meno certe e date interpretazioni giuridiche, le parti principali in causa avranno la possibilità nel periodo della campagna referendaria di cogliere l'attimo per organizzare eventi, momenti di discussione e confronto esponendo i propri punti di vista. Dunque quale miglior strumento della consultazione referendaria?
Uno strumento che non sarà strumentale a certe logiche lobbistiche ma unicamente al rispetto della volontà dei cittadini che si potranno esprimere nell'una o nell'altra direzione. La storia è mutata, la società è mutata, l'economia è in mutazione, la sensibilità ambientale è mutata, le necessità di Trieste sono mutate . Si vive oggi un cambiamento fondamentale delle circostanze storiche e sociali e politiche che sono intervenute rispetto alle circostanze esistenti al momento della definizione originaria di quell'area? La legge, il diritto deve essere espressione della volontà popolare, della sovranità popolare, muta nel tempo e deve mutare nel tempo perché se così non fosse ci troveremmo realmente in uno status primitivo che altro effetto non avrebbe se non quello di uccidere una intera Città. Quel che sarà dopo l'esito del referendum, sarà, si rispetterà l'esito della consultazione e si intraprenderanno tutte le vie più opportune per condurre una via di luce in quel degrado deprimente dominate il Porto “Vecchio” di Trieste.
Porto o non Porto?
Una occasione da non perdere, per la democrazia e nella democrazia e soprattutto per Trieste, perché sarà il popolo a determinare il che fare del Porto Vecchio, sarà il Popolo a determinare il diritto, una volontà che andrà rispettata perché se così non sarà, ci troveremmo innanzi ad una beffa di cui non tutti e tutte non abbiamo certamente bisogno.
 

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