intervento pubblicato su bora.la
Se
pol o no se pol?
Il
mio motto è se vuoi, puoi.
E'
una questione di volontà e di determinazione, è una questione di
buon senso, è una questione di amore per Trieste, è una questione
di sogno possibile, quel sogno che io nel mio piccolo coltivo sul
Porto “Vecchio”, lungi da ogni speculazione, ma lungi anche da
ogni immobilismo ovvero democrazia partecipata e diretta.
Sembra
di capire che il Sindaco di Trieste stia valutando seriamente la
proposta che io per primo avevo lanciato anche sul blog
ovvero la possibilità di realizzare un referendum sul Porto Vecchio
di Trieste, il cui quesito è in fase di discussione.
Ed
apriti cielo. Ecco
la teoria del no se pol avanzare che in sostanza è incentrata su
alcuni teoremi o dogmi come Lo Statuto non lo consente, A che
serve se è vincolato dall’Allegato VIII del Trattato di
pace del 1947 e dal Memorandum di Londra del 1954, E' solo attività
di propaganda, E' solo uno spreco di danaro pubblico.
Il
Referendum, previsto dall'articolo 8 dello Statuto del Comune di
Trieste può essere indetto su materie nelle quali il
Consiglio Comunale ha competenza deliberativa esclusiva e riguardanti
gli interessi dell’intero Comune, ed è vietato su materie che
riguardano bilanci e tariffe;gli indirizzi politico-amministrativi
di carattere generale risultanti da piani, programmi;le attività
amministrative di mera esecuzione di norme statali o regionali;
interventi tendenti a limitare i diritti fondamentali dei cittadini
sanciti dalla Costituzione.
Dunque
da una lettura dello Statuto sembra di capire che nulla osta,
legalmente, alla fattibilità del referendum . Ma a prescindere dal
valore “legale” dello stesso, perché opporsi ad uno strumento
legittimo di consultazione democratica e partecipata e popolare?
Quale propaganda? A Trieste sono anni,senza forse più confine,che si
dibatte sul che fare del Porto Vecchio, i cittadini hanno una loro
opinione in cuor e mente propria, internet offre una immensa
documentazione che consente di condividere o meno certe e date
interpretazioni giuridiche, le parti principali in causa avranno la
possibilità nel periodo della campagna referendaria di cogliere
l'attimo per organizzare eventi, momenti di discussione e confronto
esponendo i propri punti di vista. Dunque quale miglior strumento
della consultazione referendaria?
Uno
strumento che non sarà strumentale a certe logiche lobbistiche ma
unicamente al rispetto della volontà dei cittadini che si potranno
esprimere nell'una o nell'altra direzione. La storia è mutata, la
società è mutata, l'economia è in mutazione, la sensibilità
ambientale è mutata, le necessità di Trieste sono mutate . Si
vive oggi un
cambiamento fondamentale delle circostanze storiche e sociali e
politiche che sono intervenute rispetto alle circostanze esistenti al
momento della definizione originaria di quell'area? La legge, il
diritto deve essere espressione della volontà popolare, della
sovranità popolare, muta nel tempo e deve mutare nel tempo perché
se così non fosse ci troveremmo realmente in uno status primitivo
che altro effetto non avrebbe se non quello di uccidere una intera
Città. Quel che sarà dopo l'esito del referendum, sarà, si
rispetterà l'esito della consultazione e si intraprenderanno tutte
le vie più opportune per condurre una via di luce in quel degrado
deprimente dominate il Porto “Vecchio” di Trieste.
Porto
o non Porto?
Una
occasione da non perdere, per la democrazia e nella democrazia e
soprattutto per Trieste, perché sarà il popolo a determinare il che
fare del Porto Vecchio, sarà il Popolo a determinare il diritto,
una volontà che andrà rispettata perché se così non sarà, ci
troveremmo innanzi ad una beffa di cui non tutti e tutte non abbiamo
certamente bisogno.
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