C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Il “maschilismo” dei quiz InValsi




Esistono delle raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (1986; 1993) promosso dalla Presidenza del Consiglio e dalla Commissione per la parità e per le pari opportunità. Si denunciano per esempio residui ideologici di stampo androcentrico, evidenziando gli aspetti più discriminanti nei confronti della donna nel sistema della lingua italiana, e si propone, in dette raccomandazioni, in appendice una serie di suggerimenti mirati appunto a eliminare le dissimmetrie, sostenute anche dalla scuola, più esplicitamente ed espressamente sessiste. Per esempio si suggerisce di evitare il maschile non marcato, e quindi la preferenza per locuzioni come i diritti della persona o diritti umani e non i diritti dell’uomo.

Nei quiz dell'InValsi, in particolar modo nel questionario invasivo dello Studente, in tutti gli ordini e gradi di scuola, cosa emerge?

Dopo aver chiesto allo studente od alla studentessa se è maschio o femmina, dilaga il controsenso.
Per alcune domande si riporterà questa formula: In che mese sei nato/a? In che anno sei nato/a? Sei femmina o maschio?
Ma la “concessione” di una lingua non sessista, finirà presto.
Ecco che la maggior parte delle domande saranno incentrate sul genere maschile, anche se a rispondere saranno delle femmine.
Sei andato all’asilo nido?
Sei andato alla scuola dell’infanzia (scuola materna)?
Se tu non sei nato in Italia, quanti anni avevi quando sei arrivato in Italia?
Pensa alla tua scuola e indica quanto sei soddisfatto.
Pensa ora ai seguenti ambienti della tua scuola e indica quanto sei soddisfatto.

Stesso discorso per le risposte.
Alcune riporteranno sia il genere maschile che femminile,poche in verità, come Disoccupato/a Pensionato/a, altre, la maggior parte, saranno ancora una volta al maschile, come: Imprenditore, proprietario agricolo, Lavoratore in proprio, Non sono stato ,Sono stato aiutato, sfortunato,sforzato.

Una sorta di schizofrenia linguistica.
Che senso ha chiedere se sei maschio o femmina, che senso ha formulare solo alcune domande al maschile e femminile, per poi incentrare il tutto al maschile?




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