La
rivoluzione culturale parte dalla Sicilia.
Già,
un processo che sarà destinato ad avere un vero effetto domino nei
tempi che verranno.
Certo è singolare vedere come la medesima iniziativa, quale quella dell'occupazione studentesca, nata per lo stesso motivo, sia vissuta e percepita in modo diverso. Si passa dalle sanzioni disciplinari di Trieste alla valenza formativa di Palermo.
Sì, perchè è stata riconosciuta valenza formativa, non all'autogestione o
cogestione, ma all'occupazione studentesca.
Nessun
rito od omelia. Ma una rivolta costruttiva, partecipata, condivisa in via consapevole,
che fa semplicemente scuola.
I
diretti interessati hanno segnalato che il mio scritto,
Occupazione
delle scuole: sì alla validità dell'anno scolastico no al recupero
dei docenti,
quello
ove teorizzavo oltre la legittimità dell'occupazione come la scuola
dell'autonomia poteva, nel rispetto delle proprie prerogative,
riconoscere valenza formativa all'occupazione, come potevano essere
computati i giorni di occupazione all'interno dei 200 giorni per la
formale validità dell'anno scolastico, come i giorni di
partecipazione potevano non essere considerati assenze, come non
emergeva l'obbligo di recupero dei giorni “non” perduti da parte
del personale scolastico, è stato importante per la maturazione di
questa decisione.
Ma
il grosso della battaglia lo ha svolto il collegio docenti, insieme
agli studenti, ai genitori, insomma la comunità scolastica. Il mio
scritto è stato solo una goccia di riflessione che doveva favorire
una inquadratura diversa della problematica in essere.
Cosa
è successo nello specifico?
Le
ragazze e i ragazzi del Liceo delle Scienze Umane "Danilo Dolci"
di Palermo, il 20 Novembre scorso, a seguito di votazione in
assemblea straordinaria pomeridiana, occupavano legittimamente la
scuola. Una occupazione condivisa e partecipata pienamente anche da
parte del personale scolastico. Fino al 1 dicembre la comunità
scolastica ha presidiato giorno e notte i locali della scuola,
organizzando attività di confronto e studio in gruppi, attività
formative in aula magna con i docenti su argomenti specifici
dall'omofobia alla violenza sulle donne, dall'integrazione scolastica
al progetto di legge Ghizzoni ed Invalsi. Dal 1 dicembre al 7
dicembre l'occupazione mutava in stato di autogestione.
Veniva convocato un Consiglio d'Istituto sul punto, ovvero sul
recupero dei giorni di occupazione, ma veniva fatto notare che il
Consiglio era chiamato a deliberare illegittimamente, in quanto
avrebbe dovuto essere il Collegio docenti a pronunciarsi sulla
sussistenza o meno valenza didattica e formativa dei giorni di
occupazione . Il Consiglio si dichiarava nell'impossibilità di
deliberare in assenza di un pronunciamento del Collegio dei Docenti .
Ed
il Collegio docenti, convocato proprio sul tema, dopo un confronto
durato alcune ore, ha riconosciuto, a larghissima maggioranza, il
valore formativo delle giornate di occupazione studentesca e di non
computare quei giorni di “assenza” tra quelli che concorrono al
raggiungimento del tetto del 25% per l'ammissione allo scrutinio. D'altronde non poteva essere diversamente visto che gli insegnanti, durante i giorni di occupazione, consapevolmente, hanno attivamente contribuito alla realizzazione di un diverso percorso formativo ed educativo, hanno edificato il vero tempio della conoscenza e del sapere critico. La
scuola non è della Dirigenza Scolastica, ma della comunità
scolastica la quale, in piena autonomia e nel rispetto delle proprie
funzioni ha riconosciuto valenza formativa, educativa e consona al
conseguimento del diritto allo studio alle giornate partecipate in via consapevole della
protesta.
Ma ciò che rappresenta meglio di ogni altra cosa la consistenza di quella occupazione è una lettera di una mamma di una studentessa disabile, inviata al collegio
docenti, la cui figlia ha vissuto l'occupazione, affermando in poche
righe cosa dovrebbe essere la scuola e cosa è stata la Scuola, con la S
maiuscola, in quei giorni di occupazione. Una lettera ove emerge il fatto reale dell'integrazione scolastica, la studentessa si è sentita parte integrante della comunità scolastica, dove ha rimarcato il NOI, e dove viene evidenziato un gran senso di umanità, perchè l'occupazione condivisa, partecipata, consapevole e volta alla realizzazione della vera democrazia è anche ciò, integrazione. Quel processo di integrazione che l'occupazione ha riportato in vita, contrariamente a quanto accade per esempio con il sistema InValsi, che per sua natura "legale" consente la discriminazione proprio verso le persone con handicap o Dsa.
Che
altro aggiungere?
Da
Palermo giunge a tutti noi, specialmente a quelli che vogliono mutare
le scuole in Caserme e Tribunali, una grande lezione, è emersa dal profondo e vivo Sud la scuola dell'integrazione,
del confronto, della partecipazione e del conflitto condiviso e consapevole. La
rivoluzione culturale ha inizio e non potrà essere fermata, neanche
da atti autoritari, poiché la sostanza di cui trattasi travolgerà
nel tempo e con il tempo ogni atto non condiviso e partecipato dalla
comunità scolastica. Voglio
ringraziare la comunità scolastica del Liceo delle Scienze Umane
"Danilo Dolci" di Palermo, perché oggi avete regalato un
sogno reale di democrazia vera alla nostra triste società ed in
particolare Roberto Alessi dei Cobas Scuola di Palermo con cui mi sono confrontato più volte sulle problematiche relative all'occupazione.
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