Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il Collegio docenti di una scuola di Palermo riconosce la valenza formativa all'occupazione





La rivoluzione culturale parte dalla Sicilia.
Già, un processo che sarà destinato ad avere un vero effetto domino nei tempi che verranno.
Certo è singolare vedere come la medesima iniziativa, quale quella dell'occupazione studentesca, nata per lo stesso motivo, sia vissuta e percepita in modo diverso. Si passa dalle sanzioni disciplinari di Trieste alla valenza formativa di Palermo.
Sì, perchè è stata riconosciuta valenza formativa, non all'autogestione o cogestione, ma all'occupazione studentesca. Nessun rito od omelia.  Ma una rivolta costruttiva, partecipata, condivisa in via consapevole, che fa semplicemente scuola. I diretti interessati hanno segnalato che il mio scritto, Occupazione delle scuole: sì alla validità dell'anno scolastico no al recupero dei docenti, quello ove teorizzavo oltre la legittimità dell'occupazione come la scuola dell'autonomia poteva, nel rispetto delle proprie prerogative, riconoscere valenza formativa all'occupazione, come potevano essere computati i giorni di occupazione all'interno dei 200 giorni per la formale validità dell'anno scolastico, come i giorni di partecipazione potevano non essere considerati assenze, come non emergeva l'obbligo di recupero dei giorni “non” perduti da parte del personale scolastico, è stato importante per la maturazione di questa decisione.
Ma il grosso della battaglia lo ha svolto il collegio docenti, insieme agli studenti, ai genitori, insomma la comunità scolastica. Il mio scritto è stato solo una goccia di riflessione che doveva favorire una inquadratura diversa della problematica in essere.
Cosa è successo nello specifico?
Le ragazze e i ragazzi del Liceo delle Scienze Umane "Danilo Dolci" di Palermo, il 20 Novembre scorso, a seguito di votazione in assemblea straordinaria pomeridiana, occupavano legittimamente la scuola. Una occupazione condivisa e partecipata pienamente anche da parte del personale scolastico. Fino al 1 dicembre la comunità scolastica ha presidiato giorno e notte i locali della scuola, organizzando attività di confronto e studio in gruppi, attività formative in aula magna con i docenti su argomenti specifici dall'omofobia alla violenza sulle donne, dall'integrazione scolastica al progetto di legge Ghizzoni ed Invalsi. Dal 1 dicembre al 7 dicembre l'occupazione mutava in stato di autogestione. Veniva convocato un Consiglio d'Istituto sul punto, ovvero sul recupero dei giorni di occupazione, ma veniva fatto notare che il Consiglio era chiamato a deliberare illegittimamente, in quanto avrebbe dovuto essere il Collegio docenti a pronunciarsi sulla sussistenza o meno valenza didattica e formativa dei giorni di occupazione . Il Consiglio si dichiarava nell'impossibilità di deliberare in assenza di un pronunciamento del Collegio dei Docenti .
Ed il Collegio docenti, convocato proprio sul tema, dopo un confronto durato alcune ore, ha riconosciuto, a larghissima maggioranza, il valore formativo delle giornate di occupazione studentesca e di non computare quei giorni di “assenza” tra quelli che concorrono al raggiungimento del tetto del 25% per l'ammissione allo scrutinio. D'altronde non poteva essere diversamente visto che gli insegnanti, durante i giorni di occupazione, consapevolmente, hanno attivamente contribuito alla realizzazione di un diverso percorso formativo ed educativo, hanno edificato il vero tempio della conoscenza e del sapere critico. La scuola non è della Dirigenza Scolastica, ma della comunità scolastica la quale, in piena autonomia e nel rispetto delle proprie funzioni ha riconosciuto valenza formativa, educativa e consona al conseguimento del diritto allo studio alle giornate partecipate in via consapevole della protesta.
Ma ciò che rappresenta meglio di ogni altra cosa la consistenza di quella occupazione  è una lettera di una mamma di una studentessa disabile, inviata al collegio docenti, la cui figlia ha vissuto l'occupazione, affermando in poche righe cosa dovrebbe essere la scuola e cosa è stata la Scuola, con la S maiuscola, in quei giorni di occupazione. Una lettera ove emerge il fatto reale dell'integrazione scolastica,   la studentessa si è sentita parte integrante della comunità scolastica, dove ha rimarcato il NOI, e dove viene evidenziato un gran senso di umanità, perchè l'occupazione condivisa, partecipata, consapevole e volta alla realizzazione della vera democrazia è anche ciò, integrazione. Quel processo di integrazione che l'occupazione ha riportato in vita, contrariamente a quanto accade per esempio con il sistema InValsi, che per sua natura "legale" consente la  discriminazione proprio verso le persone con handicap o Dsa.   
Che altro aggiungere? 
Da Palermo giunge a tutti noi, specialmente a quelli che vogliono mutare le scuole in Caserme e Tribunali,  una grande lezione, è emersa dal profondo e vivo Sud  la scuola dell'integrazione, del confronto, della partecipazione e del conflitto condiviso e consapevole. La rivoluzione culturale ha inizio e non potrà essere fermata, neanche da atti autoritari, poiché la sostanza di cui trattasi travolgerà nel tempo e con il tempo ogni atto non condiviso e partecipato dalla comunità scolastica. Voglio ringraziare la comunità scolastica del Liceo delle Scienze Umane "Danilo Dolci" di Palermo, perché oggi avete regalato un sogno reale di democrazia vera alla nostra triste società ed in particolare Roberto Alessi dei Cobas Scuola di Palermo con cui mi sono confrontato più volte sulle problematiche relative all'occupazione.















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